martedì 11 marzo 2008

Goed vs Fout

Ovvero il calcio, l'Olanda e la seconda guerra mondiale.





Ajax, la squadra del ghetto : il calcio e la Shoah / Simon Kuper ; traduzione Michela Canepari ; revisione Massimiliano Galli ; segnalato da Alberto Piccinini. - Milano : Isbn, 2005. - 254 p., [8] p. di tav. : ill. - ISBN: 8876380132



E' un libro interessante questo qui di Simon Kuper. L'autore infatti prendendo spunto dalla storia della squadra dell'Ajax, da sempre definita la "squadra degli ebrei", fa una ricostruzione piuttosto attenta e dettagliata del calcio olandese (e non solo) durante la seconda guerra mondiale, del rapporto tra calcio, sport e nazismo e del loro utilizzo ai fini propagandistici e infine della storia dell'Olanda durante l'occupazione tedesca. Una storia che, come l'autore sottolinea più e più volte, non fu così goed come tradizionalmente si è portati a pensare, ma che - a differenza di quanto avvenuto nella vicina Danimarca - comportò spesso il girare il viso dall'altra parte. Riemergono così in questo libro fatti e personaggi noti e meno noti: dal saluto nazista* in direzione del pubblico al quale furono costretti i giocatori inglesi a Berlino il 14 maggio 1938 in occasione dell'amichevole con la squadra tedesca, ai cori vergognosi che ancora oggi i tifosi del Feyenoord continuano a urlare dagli spalti potendo confidare sul fatto che l'olandese è lingua poco conosciuta. Dalla vicenda ancora oscura di Matthias Sindelar il miglior giocatore austriaco di quegli anni che, dopo l'annessione dell'Austria alla Germania e la fusione delle due nazionali di calcio, si ritirò dal gioco ufficialmente con la scusa, a 35 anni, di essere ormai troppo avanti con l'età e che fu poi trovato morto insieme alla sua compagna soltanto pochi mesi dopo; alla vicenda dell'esterno destro dell'Ajax Eddie Hamel, ebreo nato a New York, "un giocatore estremamente simpatico e popolare" che nel 1943 venne deportato a Birkenau e di cui, Leon Greenmann, suo compagno di branda nel campo di concentramento, ricorda "era difficile dormire. Io e Eddy spesso stavamo schiena contro schiena. [...] il suo corpo era molto caldo. E noi avevamo molto freddo". Dalla vicenda della squadra dello Sparta Rotterdam e della misura dei suoi cartelli per vietare l'ingresso agli ebrei; alla resistenza del Gorcum e di Oscar Heisserer, il capitano del Racing Strasbourg e della nazionale francese che, dopo l'annessione dell'Alsazia alla Germania, si rifiutò di cambiare squadra e dovette scappare in Svizzera fingendo una fuga d'amore con l'amante, e lasciando la moglie poco prima del parto. Ma sarebbero ancora centinaia gli esempi da fare, le foto da ritirare fuori, i volti da osservare; perché molti sono i volti e le storie che Simon Kuper ha recuperato. E se si vuole fare una critica a questo libro sta proprio nel fatto che forse l'autore non è riuscito in pieno a dare una continuità a queste storie a inserirle in una cornice storica forte che le rendesse pienamente comprensibili. Concludo ponendo l'attenzione sul fatto che nei Paesi Bassi (e non solo) il calcio - ma si potrebbe dire lo sport in generale - non si fermò neanche durante il periodo più buio della seconda guerra mondiale, le persone non smisero di andare a vedere le partite, in migliaia e migliaia assistettero alle finali dei campionati, a partite amichevoli il cui significato sportivo era praticamente pari a zero, e questa è una cosa che chiaramente colpisce. In merito mi piace perciò riportare qui una citazione da questo libro che mi ha colpito davvero moltissimo. Raccontò infatti lo scrittore ebreo Abel Herzberg subito dopo la guerra:

«uno dei luoghi di raccolta durante la razzia era l'Olympiaplein. Il tempo, quel giorno, era bello, perciò sui campi la gente giocava a tennis. Gli ebrei in attesa sentivano le palle rimbalzare e i giocatori che gridavano: "Pronti. Gioco. Parità". Non erano gli appartenenti al partito nazista olandese che stavano giocando. Non erano gli uomini della Resistenza. Era la maggioranza della popolazione olandese».


In conclusione voglio però dire alcune cose in merito all'edizione di questo libro che è davvero pessima. Al costo di € 15,50 (io però l'ho preso in biblioteca) si legge un libro pieno zeppo di refusi, di errori di traduzione che sono talmente evidenti da risultare persino irritanti, e questo naturalmente influisce in maniera notevole sulla lettura del libro che di per sé ripeto è interessante.

Per approfondire:
  • dal sito di ISBNedizioni la scheda del libro con numerosi articoli e approfondimenti;
  • un'articolo interessante di Jonathan Duffy dal titolo Football, fascism and England's Nazi salute dal sito di BBCNews;
  • il sito dell'Ajax
  • dal sito di Mondadori la scheda del libro di Nello Governato La partita dell'addio, dedicato alla storia e alla figura di Matthias Sindelar;
    (per ora questi pochini... poi magari ne aggiungo)


* Ricordava Eddie Hapgood appena del 1945 "ho praticamente lanciato la palla in braccio a Mussolini a Roma, e avuto il peggior arbitraggio della mia carriera con il Milan; sono stato in Svizzera, Romania, Ungheria, Cecoslovacchia, Olanda, Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Norvegia, Danimarca, Svezia e Jugoslavia. HO mangiato così tanto aglio da non voler più mangiare nulla in vita mia [...] sono stato coinvolto in un naufragio, un incidente ferroviario, e vicinissimo a un disastro aereo [...] ma il peggior momento della mia vita, uno che non voglio assolutamente ripetere, fu fare il saluto nazista a Berlino"

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