- Anche con la neve è voluto andarci. Nemmeno fossero armi per i partigiani.
Poi si ammala e diventa una palla. Anna, Dina, Dina, Anna, mamma, babbo.
Era questo che pensava sua sorella vedendolo allontanarsi sotto i portici in direzione di Piazza Maggiore.
- Non ha il fisico - disse Dina a voce alta, rompendo così il silenzio.
- Potevo andarci io - continuò in romagnolo dandosi un sostegno vigoroso al seno come se invece lì ci fosse stata la forza di cento cavalli. - Solo quando i tedeschi gli davano la caccia - continuò - mi mandava in giro. Tutti cercavano farina e zucchero, io invece bottiglie, blu. Avete una bottiglia blu cobalto con il collo lungo? Con il collo lungo c'era solo a forma di pugnale degli arditi. Se gli portavo quella vomitava.
- Fu l'anno che dipinse conchiglie e ciotole - considerò Dina, l'altra sorella. Poi aggiunse: - Anna, lascialo stare. Se ci portava le donne era peggio.
- Non lo so - rispose l'altra con tono secco e restò ferma alla finestra a guardare le biciclette e il nevischio, sempre verso Piazza Maggiore. Poi avvicinando le sue labbra al vetro disse:
- Forse le bacia.
Dina non rispose.
- Forse ci amoreggia.
Dina continuò a far finta di non sentire.
Anna non trovando spago, cambiò genere.
- Non c'è farina. E lui: ci arrangiamo. Non c'è zucchero. E lui: ingrassa. Non c'è legna. E lui: ci copriamo. Giorgio non c'è più blu cobalto. E lui impazza. Urli pianti. Quando sono uscita sotto i bombardamenti per andare a cercarglielo, ho pensato se trovo uno che mi dà il blu cobalto, gliela do.
Dina, più sorda che mai, era entrata in cucina e si era messa a impastare acqua e farina. Quando ai rintocchi di mezzogiorno Giorgio sarebbe tornato, quelle avrebbero già preso l'aspetto di fettuccine. Pallide, ma era già tanto.
Continuando a guardare verso Piazza Maggiore, Anna lo vide sbucare da sotto i portici. Alto, magro, con un cappotto lungo e largo e gli occhiali tondi di tartaruga come De Gasperi, camminava svelto in mezzo alla neve portata dal vento. Aveva con sé una borsa gonfia e leggera come se ci fosse del pane ferrarese e stava attento a non batterla, come se ci fossero delle uova. (pp. 29-30)
Sei brevissimi racconti tutti incentrati su scrittori famosi italiani e non: Flaubert che ruba ascoltando; Hemingway e la domanda non fatta; Karen Blixen e la poesia d'amore africana; George Simenon la mano sul cuore e le pantofole; la vecchiaia, la giovinezza Leopardi e Silvia; Pavese, la sorella, la sua ombra e la casa-museo; e appunto Giorgio Morandi e il blu cobalto. Racconti che hanno la caratteristica di vedere da fuori, di trovare un varco alternativo a quella che è la visione ufficiale, di ricreare brevi momenti familiari con un linguaggio e una scrittura che son quelli "di casa" e che son tipici un po' di tutti i libri di Maria Pagnini. Questo è il primo che ha pubblicato, ed è anche uno dei più belli.
Se poi volete conoscere un po' meglio Maria Pagnini potete leggere qui (un brano/racconto che ha scritto qualche tempo fa e che mi sembra la rappresenti parecchio bene).
* in: La sorella di lui / Maria Pagnini. - Firenze : Gazebo, 1998. - 45 p. - (Gazebo ; 14)
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