martedì 16 settembre 2008

Amchiche


"Amchiche è in cerca di compagnia. Si è degnato a malapena di farsi vedere all'inizio della mattinata, seguito da due gatti dal pelo opaco. Anche spazzolati, non reggerebbero il confronto con Amchiche. Un vero signore... Non deve pesare più dei gatti di saint-Martin ma è più alto, più slanciato e la sua testa elegante a forma di triangolo allungato, trafitto da occhi immensi, dondola con una grazia sconosciuta da questa parte del Mediterraneo"

Racconto brevissimo di un'eleganza davvero rara questo di Didier Daeninckx; per me una sorpresa tanto inaspettata quanto piacevole. Il gatto di Tigali è, né più né meno, una storia di razzismo dove i protagonisti umani - una famiglia composta da padre, madre e figlia piccola di ritorno in Francia dopo un periodo di lavoro in Algeria - vengono colpiti dall'intolleranza dei propri concittadini (in maniera oltremodo crudele) attraverso l'affetto per il proprio animale: il gatto Amchiche. Torturare un gatto, ucciderlo per colpire degli uomini, per colpire chi si crede (o si crede di sentire) diverso da noi. Non ditemi che non è crudele questo. E a mio giudizio infatti la bravura dell'autore sta proprio nel rendere accessibile a dei bambini/ragazzi un argomento come questo, nel rendere questa storia un qualcosa su cui si può concretamente lavorare. Un po' come ha fatto Franco Brunetta che ha realizzato insieme a dei bambini della scuola elementare le illustrazioni a xilografia per l'edizione Sonda, illustrazioni nelle quali, come dice lo stesso autore, "non c'è improvvisazione, ma l'organizzazione di un complesso sistema di ricerca e di operazioni accessibili ai bambini". La storia è semplice, breve ma cattura, colpisce e non molla la presa. Il linguaggio è tanto poetico, luminoso, pieno di sabbia e di poesia nei paesaggi algerini quanto netto, senza fronzoli, crudo nei paesaggi francesi. Un po' lo stesso succede per i personaggi laterali che sono tanto affascinanti e fantasiosi nelle descrizioni dell'Africa (si pensi al tassista che canta la vecchia ninna nanna), quanto sono strutturati e inquadrati nelle descrizioni del villaggio francese.
Certo l'interrogativo che si pone è come mediare questa lettura, come affrontare un tema così e - non ultimo e problema sempre aperto quando si fa promozione con bambini e ragazzi - a quale età proporlo concretamente. In questo aiuta il finale che pur nella sua durezza offre una visione di speranza, di apertura e di luminosità estrema riducendo notevolmente le difficoltà nella promozione di questa storia.

"Nessuno dei nostri cinque gatti ha il pelo dello stesso colore. Si sentono fusa in nero, in biianco, in rosso, in grigio-perla... Hanno tutti madri diverse, ma basta guardarli drizzarsi sulle quattro lunghe zampe, allungare i corpi nervosi ed inclinare le teste eleganti a forma di stretto trongolo, per capire che il padre è lo stesso...
Neanche uno accetta di essere preso in braccio. E tuttavia non sono selvatici e sembrano abituarsi alla nostra presenza. L'amore strappa già loro i primi lamenti, come ai loro diciotto fratelli e sorelle sparsi per il paese.
La notte, le loro urla interminabili assomigliano stranamente al richiamo del muezzin di Tigali"
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Il gatto di Tigali / Didier Daeninckx ; illustrazioni di Franco Brunetta e i suoi bambini. - Milano : Sonda, 1990. - 1 v. : ill. - (Brivido ; 3). - Premio «Polar Jeunesse» Festival di Grenoble 1989. - ISBN: 8871060369

[piccola nota personale: è un po' un caso se ultimamente parlo soltanto di libri per bambini e ragazzi. Mi sono messa a leggere un grande classico che in questo momento sta assorbendo un po' delle mie energie di lettrice per cui il tempo che mi rimane lo uso per ampliare un po' il mio gruppetto di libri per ragazzi... anche perché tra poco si ricomincia ed è necessario trovare un po' di titolini nuovi]

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