"Si sedeva sul bordo del letto, prendeva la mano di suo figlio, lo guardava bene in faccia e sussurrava: - Oh be', almeno so che quando crescerai penserai con la tua testa. Non avrai paura di nulla. Non avrai paura nemmeno di morire. Eppure amerai la vita. Oh sì, l'amerai tanto, la vita. E hai le mani appiccicose. Ci siamo scordati di lavarle. Non fa niente.
[...] Laszlo carezzava la fronte di Peter, lo guardava diritto negli occhi e continuava a sussurrare, e gli parlava di arte, di architettura, di certe persone che si comportavano come maiali, anche se a dirlo si faceva torto ai maiali. Peter, notando che quelle parole strane non alteravano la congenita allegria del volto del padre, si addormentava riscaldato da quello sguardo affettuoso"
Questo di Irene Dische è un piccolo libro esile esile. La scrittura è lieve, leggera, fluida, la storia bella. E' un piccolo libro che si legge in un soffio. Certo se si guarda la quarta di copertina ci si aspetterebbe un qualcosa di diverso, ovvero un romanzo più descrittivo, più "storico". L'ennesimo ma importante romanzo che racconti - attraverso gli occhi di un bambino - la seconda guerra mondiale, la deportazione. L'ennesimo ma importante romanzo che ti aiuti a parlarne ai ragazzi delle scuole. E in parte è così: vi si trovano infatti raccontate la notte dei cristalli, l'atmosfera berlinese tra la fine degli anni '30 e gli inizi degli anni '40, la necessità di fuggire, di capire e di far capire quello che sta succedendo. Personalmente penso però che se ci si limita a cercare nel libro di Irene Dische solo questo aspetto allora è una lettura che un po' delude e non assolve pienamente al suo compito, o almeno non lo fa come sono riusciti invece a farlo altri autori e altre storie. Penso ad esempio all'Uri Orlev de L'isola di via degli uccelli, al Jerry Spinelli di Misha corre, all'Eric-Emmanuel Schmitt di Il bambino di Noè o allo Jona Oberski di Anni d'infanzia, per non parlare poi di famosissimi diari e testimonianze dirette.
C'è però, a mio giudizio, un qualcosa di straordinario nel libro della Dische: la resa dei legami affettivi e familiari che presenta. Storie queste che se da un lato aiutano a spiegare e interpretare la contingenza dei tempi in cui sono ambientate, dall'altro sembrano quasi superarla e dilatarsi un uno spazio senza tempo. Straordinaria ad esempio è la figura di Laszlo Nagel, un padre dal "temperamento troppo vivace", un padre che "corre troppi rischi", un padre del tutto "privo di buon senso" ovvero un padre totalmente al di fuori di tutti i canoni prescritti per il suo ruolo. Straordinario è il legame di affetto reciproco, di aspettativa, di attesa che si crea con il figlio Peter, che lettera dopo lettera capisce l'irrealtà delle storie che gli vengono raccontate e con fiducia vi si adegua e soprattutto vi si abbandona inventando storie a sua volta. Straordinario è a sua volta il ruolo del nonno che, diversissimo dal figlio nella sua rigidità e canonicità, alla fine rivela un aspetto umano che lascia esterefatti e colpiti.
Concludo però col dire che il finale invece lascia perplessi. Non lo racconto perché magari a qualcuno era venuta voglia di leggere il libro. Però sono d'accordo con quello che in più occasioni ho sentito dire a Carla Poesio che in fatto di libri per ragazzi ha ben più esperienza e capacità di me. Una storia per bambini e ragazzi anche in un "cattivo finale" deve avere e dare una speranza e questo libro invece non lo fa. Certo la Dische ci prova, ma in modo affrettato e un tantino sconclusionato col risultato, a mio avviso, di lasciare soltanto un gusto molto amaro in bocca.
Una seppur piccola nota di merito va invece all'editore (Feltrinelli) che dopo aver fatto uscire in maniera un po' azzardata il libro nella collana Sburk con una copertina (che è quella che si vede sopra) nettamente indirizzata a bambini forse un po' troppo piccoli, ha via via aggiustato il tiro inserendo dapprima il libro nella collana Il gatto nero e poi arrivando a farlo uscire nella Universale economica. Anche se certo ora si corre il rischio che i ragazzi non lo identifichino come un libro per sé.
Le lettere del sabato / Irene Dische ; traduzione di Roberto Serrai ; illustrazioni di Marilena Pasini. - Milano : Feltrinelli Kids, 1999. - 93 p. : ill. - (Sbuk ; 3). - ISBN: 8807920034
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