martedì 2 settembre 2008

presi all'amo

Era il 1957 quando Vance Packard, precorrendo un po' i tempi, scriveva questo illuminante libro sui meccanismi di persuasione utilizzati dai professionisti del messaggio pubblicitario. E' il 2008 e tanti di questi meccanismi sono tutti lì davanti ai nostri occhi immutati, arricchiti, affinati e raffinati più che mai.

E dire che mentre lo leggi ti ritrovi a pensare: no è impossibile a me non succede, io la macchina la cambio ogni dieci anni, il cellulare finché non si rompe me lo tengo, il frigo? che fai scherzi? mi ricordo sempre lo stesso a casa da quando sono nata e quando vado a fare la spesa compro solo quello che mi serve e nient'altro. Poi più gli esempi si susseguono e più ti sorgono dei dubbi e allora dopo che lo hai finito pensi: vabbé quel che è stato è stato ma ora giuro che non mi faccio fregare più. Poi però ci ricaschi, vai al supermercato e ti fregano. Ti vedi la rughetta e dici forse se mi compro la crema tizia mi passa e allora vai e te la compri; poi ti vedi l'occhiaia e pensi che forse è anche l'ora della cremina caia e ti compri pure quella con il risultato che tutte le tue rughette e le tue belle occhiaie te le tieni, però in compenso hai la casa piena di creme. Insomma neanche te ne accorgi che abbocchi all'amo.
E allora un po' ti viene l'atroce dubbio - subito scacciato peraltro - di somigliare un po' a quelle massaie descritte da Packard (che seppur con un fondo di compassione ti hanno fatto tanto ridere mentre leggevi) le quali con l'occhio pallato e in pieno stato ipnotico si aggirano tra gli scaffali del supermercato totalmente incapaci di intendere e di volere.

Provando a tornare seria. Tante cose sono cambiate e sicuramente in questo libro è forte lo scenario tipicamente americano, però sono moltissimi gli spunti che questa lettura è ancora in grado di produrre, moltissimi i dubbi che è ancora capace di insinuare e sinceramente dopo più di mezzo secolo da quando è stato scritta non mi sembra una cosa da poco. Cosa poi non secondaria il tutto in uno stile scorrevole e fortemente accattivante. Se fai infatti uno sforzo di razionalità e ti fermi a riflettere su quello che ti circonda ti accorgi come il meccanismo della persuasione è forte, come è raffinato, come davvero siamo tutti un po' presi all'amo, anche (o volendo esagerare soprattutto) chi pensa orgogliosamente di esserne estraneo. L'utilizzo sfrenato della persuasione dei bambini, il meccanismo dell'invecchiamento psicologico degli oggetti, l'utilizzo smodato e martellante di slogan e volti capaci di insinuarsi come figure rassicuranti nella psiche delle persone sono cose tanto innocue e invisibili, quanto pericolose e di tutti i giorni.

E allora ti si accende una lampadina e riesci a capire anche alcuni risultati elettorali per i quali altrimenti non trovi spiegazioni.

Certo alla fine Packard prova a chiudere con una prospettiva di ottimismo:

Ci resta ancora un ottimo mezzo di difesa contro questi persuasori: possiamo non lasciarci persuadere. In tutte le situazioni abbiamo ancora, virtualmente, la possibilità di scegliere, e i tentativi di manipolazione non avranno alcun effetto se il cittadino è preparato a riceverli. Mi auguro che questo libro possa contribuire a dare l'allarme.

ma onestamente sembra non crederci troppo neanche lui (e noi con lui).

I persuasori occulti, con I persuasori occulti rivisitati negli anni ottanta / Vance Packard ; traduzione di Carlo Fruttero. - 11. ed. - Torino : Einaudi, [2006]. - xiii, 281 p. - (ET Saggi ; 9). - ISBN: 8806173448

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