Nato come sceneggiatura del film Hamsun di Jan Troell che fu presentato a Venezia nel 1996 questo libro fa rivivere la figura dello scrittore norvegese Knut Hamsun famoso, oltre che per i suoi romanzi Pan e Fame (pubblicati in Italia da Adelphi) che gli valsero nel 1920 il premio Nobel per la letteratura, soprattutto per lo scandalo e il processo seguito al suo appoggio ufficiale, durante la seconda guerra mondiale, all'occupazione tedesca della Norvegia.
Ad essere proprio sincera ho comprato questo libro perchè apprezzo molto la scrittura di Per Olov Enquist, uno scrittore scoperto per caso leggendo Il libro di Blanche e Marie, ma non ero troppo entusiasta della trama e l'ho cominciato un po' controvoglia. Devo dire invece che mi ha conquistato. La scrittura è come un soffio, velocissima e risente moltissimo della sua destinazione: la trasposizione cinematografica (e infatti adesso mi sarebbe venuta la curiosità di vedere il film).
Solo per fare un esempio ho trovato davvero suggestiva e significativa l'immagine di Hamsun che ormai vecchio, sordo, sconfitto e accusato pubblicamente viene condotto in una saletta cinematografica per vedere un film sulle deportazioni. Con la penna/telecamera dello scritore che indugia sulle immagini in bianco e nero e sul primo piano.
Riporto una citazione (e qui è Enquist che parla) che tutto sommato mi sembra di notevole attualità: "Infine rimane la domanda più importante: perché? Non per emettere sentenze, che non è più necessario, né per giustificare, che è ancor meno necessario. Ma per noi stessi, come riflessione. Hamsun era un intellettuale, un grande scrittore, uno dei migliori premi Nobel che ci sia dato leggere; perché possiamo ancora leggerlo, e i suoi romanzi sopravviveranno a quelli della maggior parte dei premi Nobel. Solo che volle giocare anche un ruolo politico. [...] Il grande problema non è tuttavia personale, né riguarda solo Hamsun. Il problema non è che egli scelse di giocare un ruolo politico, ma che trasferì la propria autorità da un campo in cui, attraverso l'impegno, l'assiduità, l'ostinazione, il talento e la vivacità intellettuale, era arrivato fin dove era possibile arrivare - cioè il campo della scrittura - a un campo, quello della politica, nel quale non fu in grado di penetrare i problemi. Le virtù sulle quali aveva costruito la sua autorità erano in qualche modo troppo nobili per la politica. Oppure non ne ebbe l'energia. O credette di essere troppo vecchio. O era troppo sordo, troppo stanco, o troppo arrogante o troppo orgoglioso. L'orgoglio! Scelse di guardare lontano, e di non abbassare gli occhi sulla realtà. Il grande sogno europeo di Hitler gli pareva un'idea brillante, alla peggio una costruzione puramente teorica, ma ad ogni modo un'utopia affascinante. Come fosse la realtà, e come sarebbe stata, e la totale mancanza di strumenti democratici all'interno del nazionalsocialismo, e tutto il resto, dal terrorre all'oppressione al razzismo alle camere a gas, lui non lo vide, perché aveva lo sguardo troppo puntato in alto. Questa sindrome di Hamsun è senza tempo. L'altra manifestazione di questa sindrome è la torre d'avorio della scrittura: disinteresse per l'esterno, presunzione e un'indolenza la cui alternativa è l'isolamento. L'altra faccia dell'orgoglio. Anche questo fa parte della sindrome di Hamsun, ed è una malattia piuttosto diffusa nel nostro tempo. Ma in fondo non è che un altro lato dello stesso problema. Essere capaci di vedere lontano, e al tempo stesso guardare vicino, ecco l'alternativa. Non è facile. Ma chi ha mai detto che dovrebbe esserlo. E questa difficoltà è alla fine l'unica cosa che ci rimane"
* Processo a Hamsun : un racconto per film / Per Olov Enquist ; prefazione di Goffredo Fofi. - Milano : Iperborea, 1996. - 244 p. ; 20 cm. - (Iperborea ; 58). - ISBN: 88-7091-058-X
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