mercoledì 22 agosto 2012

fumo e nocciole

"Sedetevi. Tu, Thérèse, vuoi una manzanilla, e tuo nipote cosa desidera?"
Poi rivolgendosi direttamente a Inni: "Vuoi un whisky?"
"Non l'ho mai provato", rispose Inni.
"Bene, allora ti verso un whisky. Lo assaggi con concentrazione e poi mi dici cosa ne pensi."
[...]
"Allora, di che cosa sa?" Gli era richiesta una definizione, un verbale che i suoi sensi dovevano stendere prima di essere distratti da una qualsiasi altra sensazione.
"Di fumo e di nocciole."
Da allora aveva bevuto migliaia di whisky. Al malto, bourbon, rye, i migliori e i peggiori, lisci, allungati con acqua, con soda, con ginger ale e, a volte, all'improvviso, era riapparsa quella sensazione: fumo, sì, e nocciole. In ogni momento importante della vita, pensò Inni in seguito, bisognerebbe avere accanto un Arnold Taads, qualcuno che ti chiede di descrivere con precisioneche cosa senti, odori, assapori, pensi alla tua prima paura, alla tua prima umiliazione, alla tua prima donna, ma sempre in quel preciso istante, così che il verbale sia valido e l'esperienza non possa mai più venir scolorita da altre donne, paure, umiliazioni. Proprio la definizione di quella prima volta, fumo e nocciole, avrebbe dato la tonalità di tutte le successive esperienze, in quanto queste sarebbero state determinate dalla misura in cui differivano dalla prima, superavano quella prima sensazione fissata per sempre come unità di misura o ne rimanevano al di sotto, dal loro non essere più fumo, non essere più nocciole. Vedere di nuovo Amsterdam per la prima volta, penetrare di nuovo per la prima volta la donna che ami e con cui vivi da anni, tenere di nuovo per la prima volta il seno di una donna nella tua mano, accarezzarlo, e conservare intatto negli anni il pensiero che avesti allora, così che tutte le volte successive, tutte le forme differenti non possano, con il tempo, tradire, negare, coprire la prima sensazione.

Vi potrei raccontare l'unità di misura di un preciso thé bevuto a Trondheim alle sei del mattino, o di una canzone ascoltata da un juke-box una sera al mare o l'unità di misura dell'umiliazione che mi brucia la pelle adesso ma non ho voglia. Non avrebbe senso. Vi racconto invece che questo libro l'ho letto con Gianluca e di questo lo ringrazio, probabilmente non l'avrei letto altrimenti. E avrei fatto male.

*Rituali / Cees Nooteboom ; introduzione di Fulvio Ferrari. - Milano : Iperborea, 1993. - 212 p. - (Iperborea ; 33). - ISBN: 8870910334

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