lunedì 30 luglio 2007

G. Celati: I lettori di libri sono sempre più falsi (4 puntata)

[SEGUE]
La giovane donna ha pensato che lo studente non avesse tutti i torti. Dato che i libri non li aveva mai letti, se si fosse presentata da sola non sarebbe stata fiutata dai clienti.
Così è tornata ad essere una donna con una professione: si è tagliata i capelli, corti con frangia; ha riadattato una vecchia gonna, accorciandola sopra il ginocchio; s'é messa il rossetto e i tacchi alti (era un po' bassa di statura); e una mattina è uscita da sola a vendere libri di casa in casa per quartieri periferici. Eccola là, che aspetta un autobus assieme ad altra gente, nell'aperto giorno.
Due settimane dopo. Una sera lo studente è tornato a casa con la faccia livida, perché neppure quel giorno ha venduto niente. La donna ha preparato la cena e i due si sono seduti a tavola. Lo studente chiede: "E tu, cos'hai combinato oggi?" Lei risponde: "Anche oggi due enciclopedie."
Dopo cena lo studente resta in piedi a fissare il muro e parla tra sé: "Anch'io vorrei essere accettato dai clienti come un loro simile. Mi piacerebbe cambiare, trasformarmi davvero, ma non ci riesco. Mi vergogno tanto."
La donna dice: "Se vuoi, ti aiuto." Lui chiede: "Ma come?" Lei ci pensa e risponde: "Potrei stare attenta che non cadi in tentazione."
Siamo al mese di novembre, e gli affari della giovane donna andavano a gonfie vele. L'ingegnere adesso era molto soddisfatto di quei due, che s'erano davvero trasformati. Lui non sapeva che andavano a lavorare separatamente, ogni sera arrivavano sul suo tavolo due o tre contratti, ed è quello che conta. Intanto lo studente non vendeva mai niente e campava alle spalle della giovane donna.
Al rientro dal lavoro lei lo sorvegliava in silenzio per capire se lui pensasse ancora ai libri da leggere. Lo seguiva da una camera all'altra, affinché non cadesse nella tentazione di prendere un libro in mano. Ogni tanto cercava di capire cosa lui avesse in mente, dicendogli all'improvviso: "Confessa che ci pensi ancora ai libri da leggere!"
Quasi sempre lui si rintanava nel mutismo, ma altre volte arrossendo confessava: "Si è vero, ci penso ancora." Allora lei gli dava dei consigli: "Perché non provi a sfogliare i miei giornali illustrati, quando ti viene la tentazione?"
Alla domenica lei andava a Codogno da sua sorella per fare una passeggiata nelle campagne, e doveva protarlo con sé, altrimenti lui da solo in casa si sarebbe di sicuro messo a leggere un libro. Ma allo studente questa passeggiate piacevano poco, si annoiava quando lei gli faceva notare gli odori della campagna, e soprattutto non sopportava sua sorella che parlava solo dei figli e degli acquisti per la casa. In conclusione, quelle scampagnate domenicali lo innervosivano ancora di più dei giorni di lavoro.
E nei giorni di lavoro, da quando non poteva più leggere libri e neanche pensare a cosa volessero dire, lo studente era sempre molto agitato. Era in uno stato di diperazione da cui niente lo sollevava, tranne l'idea di poter montare una donna.
Dunque ogni notte la giovane donna lo accoglieva nel proprio letto. E lì prima di addormentarsi, lui si metteva a parlarle d'uno strano pensiero che sempre l'assillava: "Sono proprio io che faccio questa vita? A me sembra di no, perché è troppo stupida. Cioè, mi sembra che non sono io ma un altro che io guardo da fuori, e so tutto di lui, e mi vergogno per lui. Ma se quest'altro lo vedo da fuori, dove sono io? Sono qualcosa o non sono niente?"
Oltre a ciò ogni notte adesso si svegliava con l'insonnia (è finita l'epoca in cui dormire era così facile), e doveva andare in cucina a guardare un muro, in attesa che gli tornasse il sonno.
Allora si alzava anche la giovane donna, per sorvegliare che lui non si mettesse a leggere un libro di nascosto. E trovandolo seduto con la testa tra le mani, che si lamentava, le veniva compassione per lui. Gli portava qualche giornale illustrato da sfogliare, e gli offriva una striscia di chewing-gum da masticare, pdistrarlo dai suoi pensieri e dalle tentazioni.

Nonostante tutte le preoccupazioni della sua compagna d'alloggio, in effetti lo studente le tentazioni andava anche a cercarsele. Ad esempio si fermava a guardare ogni vetrina di libreria che trovava sul suo cammino.
Una mattina davanti ad una libreria ha incontrato un assistente universitario, con cui s'era intrattenuto qualche volta a parlare. L'altro l'ha invitato ad una conferenza che si sarebbe tenuta in un teatro del centro cittadino, dove ci sarebbero stati critici e scrittori famosi, e lo studente ha accettato l'invito.
Quand'è venuta la domenica s'è finto malato, per non accompagnare la giovane donna a Codogno. Nel pomeriggio ha preso un autobus e s'è recato in un vecchio teatro, pieno di centinaia di lettori di libri. Qui stava parlando un critico famoso dall'aria molto distinta e molto giovanile, e subito dopo ha preso la parola un altro critico famoso con l'aria più matura, chiamato da tutti Aborgast (nome d'un personaggio in un film di Alfred Hotchcock, al quale non assomigliava affatto).
Lo studente di letteratura ha ascoltato quei discorsi col cuore che gli batteva forte, anche perché non ci capiva molto. Ma quando il pubblico è stato invitato a porre domande, lui ha alzato la mano ed ha trovato la forza di rivolgersi al critico chiamato Aborgast, per interrogarlo sui suoi gusti letterari.
Aborgast ha così risposto: "I miei gusti letterari? Io voglio che un libro non sia lagnoso. Se un autore è disperato, che s'impicchi. Io leggo due o tre pagine, e quando le trovo lagnose o disperate stronco il libro. Non c'è niente di meglio d'una buona stroncatura, per avvertire un autore che si sta mettendo sulla cattiva strada."
Sconcertato da questo discorso e vergognandosi molto, lo studente ha però trovato il coraggio per porre un'altra domanda che gli stava a cuore da molto tempo, su cosa i libri vogliano dire. Ma ciò ha soltanto infastidito Aborgast, che ha interrotto la discussione dicendo: "Queste cose se le chiede solo chi non capisce niente di letteratura. Se in un libro io trovo questa domanda, stronco il suo autore per tutta la vita."
Più depresso che mai lo studente è tornato a casa arrossendo fino alle orecchie e traballando dalla vergogna, perché le risposte di quel critico famoso l'avevano fatto sentire stupido e ignorantissimo. E appena a casa s'è subito messo a leggere un libro, in attesa che la sua compagna tornasse da Codogno.
L'indomani ha cominciato a leggere libri di nascosto appena poteva, soprattutto durante gli spostamenti in autobus o in metropolitana. Giungendo davanti ad un palazzo dove doveva intervistare un cliente per convincerlo a comprare un'enciclopedia, ogni volta gli passava la voglia e andava a cercare un bar dove poter continuare le sue letture. Al termine del suo supposto lavoro, certe sere si fermava in una latteria sotto casa per finire un romanzo iniziato al mattino, che poi gettava in un bidone della spazzatura prima di rientrare.
Ma ormai non ne aveva più voglia di andare in giro perquartieri deprimenti, senza scopo, leggendo romanzetti comprati nelle edicole delle stazioni. Di fare il venditore di libri a rate proprio non se la sentiva più. Gli sarebbe piaciuto scrivere, diventare anche lui un critico, e pubblicare libri che altri poi sarebbero andati a vendere con successo.
Così ha smesso del tutto di andare in quei quartieri deprimenti, e adesso vagava soltanto e vagando sognava.
Una notte è stato preso dalla smania di montare più volte la giovane donna. Quando finalmente si è sentito soddisfatto, dalla bocca gli sono uscite le seguenti frasi: "Che bello sarebbe adesso poter leggere un romanzo fino all'alba. Poi farsi una doccia, mettersi alla macchina da scrivere, e scrivere un articolo che spieghi cosa vuol dire quel libro. Ho capito che questa è la mia strada nella vita."
Tali fantasie sono apparse alquanto bizzarre alla giovane donna, che s'è messa a ridere. Lui s'è offeso ed è tornato in camera sua sbattendo la porta. L'indomani ha ripreso a leggere i libri apertamente.
Ormai stava per venire l'inverno, e lo studente restava tutto il giorno per le vie del centro cittadino, entrando in ogni libreria e progettando colossali acquisti di libri d'ogni tipo. Gli bruciavano ancora le risposte di quel critico famoso, che l'aveva fatto sentire stupido e ignorantissimo, e meditava forme di rivalsa.
E' andato dall'ingegnere a dirgli che si licenziava e che il suo metodo era tutto un imbroglio. Per poco l'ingegnere baffuto non lo prendeva a calci.
Qualcuno pensa che le ambizioni siano pregiudizi che cercano di diventar sostanza, attraverso i nostri spasimi. E in quel momento gli spasimi dello studente erano molti, perché lui ambiva congedarsi dall'altro che faceva una vita stupida e ridicola, l'altro che lui guardava da fuori e di cui si vergognava, il quale certamente non era lui ma un altro, un poveraccio, chissà chi.
Dopo esser stato cacciato via dall'ingegnere con molti insulti, appena s'è ritrovato per strada ha capito che non se la sentiva più di condividere l'appartamento con quella piccola donna tanto sicura di sé, la quale non capiva niente delle sue ambizioni.
Se n'è andato ad abitare con una ragazza che sulle prime s'era presentata a lui come una grande lettrice di romanzi, appassionata di tutte le letterature, ma che poi si rivelava nient'altro che una mentitrice: una che aveva letto qualche libro per obbligo quando andava a scuola, e dopo non era più riuscita a leggerne altri perché (come ha confessato) qualsiasi libro le faceva venire un profondo sonno istantaneo.
La scoperta ha molto deluso il nostro studente di letteratura. Ma siccome s'era già istallato in casa della mentitrice, e l'inverno era rigido e quella casa confortevole, dunque ha pensato fosse il caso di restarci.
[CONTINUA, mi dispiace ma dopo le ferie!]

1 commento:

Anonimo ha detto...
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