lunedì 21 aprile 2008

Elena (Croce)

Dopo che io mi fui sposata mi sentii dire, non senza ironia: dato che tu non sei una donna di casa (come facesse a saperlo non si sa) tanto vale che ti metti a studiare"


Premetto che questo libro a me è piaciuto moltissimo. Vi sono raccolti due "racconti" autobiografici che Elena Croce scrisse in due momenti diversi e per motivi differenti. Nel primo, intitolato L'infanzia dorata, l'autrice si sofferma sulla propria vita focalizzando l'attenzione sugli anni dell'infanzia e dell'adolescenza arrivando grosso modo al momento del matrimonio; mentre nel secondo, Ricordi familiari, scritto su sollecitazione di Leo Spitzer, linguista e critico letterario amico del padre, racconta episodi della vita paterna e ne traccia alcuni profili familiari. Personalmente ho iniziato a leggere questo libro proprio per il secondo racconto, per la curiosità di un approccio a Benedetto Croce che partisse da una visuale differente, da un punto di vista un po' meno accademico e compassato di quanto gli studi ti portano a fare. Effettivamente in questo ho avuto soddisfazione. Però vi ho trovato anche molto di più. Con una scrittura coltissima e a tratti complessa, Elena Croce ricostruisce infatti tutto un mondo, tutta una catena di relazioni, di corrispondenze, di tradizioni che, ai miei occhi, presentano un fascino straordinario. Credo però che l'essenza di queste due memorie sia resa perfettamente dalla stessa Elena Croce nella Premessa all'edizione Adelphi, di cui riporto qui di seguito il brano iniziale.

"I libri di memorie sono facilmente quelli su cui chi li ha scritti ha opinioni più imprecise. E se Luciano Foà non mi avesse suggerito di ristampare in un unico volume i Ricordi familiari e L'infanzia dorata - da me sempre considerati molto eterogenei, in quanto il primo è rigorosamente memorialistico, mentre nel secondo la materia autobiografica è adoprata in forma di racconto - non mi sarei forse accorta di quanto fossero, invece, complementari. Insieme essi ricompongono, infatti, la casa della mia infanzia e giovinezza, che era letteralmente divisa in due parti: da un lato la biblioteca, in fondo alla quale c'era lo studio di mio Padre, dall'altra l'appartamento in cui mi madre governava assoluta sebbene distratta da molteplici attività non casalinghe"


E' proprio così. L'infanzia dorata, tutto scritto in terza persona con una visione che, in modo straordinario, è esterna e interna al tempo stesso, è un racconto in fondo intimo dove convivono pensieri personali, modelli educativi, tradizioni sociali, abitudini, dove protagonista è il lato femminile della casa, dove si sentono gli odori, i sapori: il bucato, il cibo, il legno pesante dei mobili scuri, l'odore dei libri antichi e rari; dove si girano i vestiti, si allungano le maniche. Ricordi familiari, invece, che presenta una narrazione molto più tradizionale, e quindi per certi versi più facile, rappresenta un lungo ricordo del padre e del mondo che gli ruotava intorno. Elena Croce, nella già citata Premessa, ricorda che Spitzer ne rimase quasi deluso, probabilmente avrebbe desiderato un qualcosa di meno familiare e di più distaccato. E invece qui si incontra Benedetto Croce, ma lo si incontra con il filtro di occhi familiari, con il filtro degli occhi di una figlia che analizza, a mio avviso, perfettamente l'ufficialità della figura paterna ma che ce la restituisce anche un po' più umanizzata. Sia chiaro, non è una lettura facile, è una lettura che va assaporata lentamente che ti porta spesso a tornare indietro per rileggere, con la sensazione frequentissima di non aver capito, di essersi persi qualcosa. Alla fine però, quando si gira pagina e ci si accorge che non c'è più niente, che la storia è finita, si rimane colpiti, perché la fatica fatta non la si avverte più e la storia sembra che ti sia corsa via rapida rapida.

L'infanzia dorata e Ricordi familiari / Elena Croce. - Nuova ed. - Milano : Adelphi, c1979. - 164 p. ; 22 cm. - (Biblioteca Adelphi ; 6)

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