lunedì 7 aprile 2008

Nell'intimità, di H. Kureishi

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Nell'intimità / Hanif Kureishi ; traduzione di Ivan Cotroneo. - Milano : Bompiani, 2000. - 107 p. ; 19 cm. - (Tascabili ; 664). - ISBN: 8845243524

"È la notte più triste, perché sto per andare via e non tornerò indietro. Domani mattina, quando la donna con cui ho vissuto per sei anni sarà andata al lavoro in bicicletta, e i nostri figli saranno stati accompagnati al parco a giocare con la palla, infilerò alcune cose in una valigia, scivolerò fuori di casa sperando che nessuno mi veda e prenderò la metropolitana fino all'appartamento di Victor. Lì, per un periodo di tempo indefinito, dormirò sul pavimento nella minuscola stanza che lui gentilmente mi ha messo a disposizione, accanto alla cucina. Ogni mattina solleverò il sottile materasso a uno piazza e lo rimetterò sullo stenditoio. Riporrò il piumino ammuffito in una scatola. Sistemerò i cuscini sul divano. Non ritornerò a questa vita. Non posso." (p. 5)

Il motivo per cui ho letto questo libro di Hanif Kureishi non lo so, perché non ha proprio niente del libro che di solito mi piace e mi va di leggere: e infatti - detto fatto - non mi è piaciuto. In realtà il motivo per cui l'ho letto è duplice: uno perché era un po' di tempo che in biblioteca mi passavano sotto mano altri romanzi di Kureishi e non conoscendoli mi avevano incuriosito, e due perché una sera, tornando a casa in macchina, alla radio ho sentito gente che parlava di questo romanzo qui. E insomma si sa la curiosità è donna.
La storia è pressoché inesistente: un uomo, Jay, decide di andare via di casa lasciando la compagna e i due figli piccoli e questo è il racconto della sua ultima notte nell'appartamento che hanno condiviso per sei anni, una notte di pensieri sconnessi, di ricordi e di riflessioni. Chiaramente dell'argomento sarebbe interessante il punto di vista maschile, ma, se devo proprio dirla tutta, Kureishi - da uomo - non rende un gran servizio agli uomini. I luoghi comuni infatti ci sono tutti: l'assoluta incapacità di accettare i cambiamenti del tempo nel corpo della donna, l'incapacità di accettare l'evolversi e il cambiare del sentimento all'interno della coppia, l'incapacità di assumersi delle responsabilità, la necessità di sentirsi continuamente vivo, di sedurre, di vedere donne giovani, di tradire.. In parole povere, l'incapacità di crescere e l'assoluta vocazione all'egoismo. Che dire poi delle descrizioni degli effetti delle droghe, e delle scenette erotico/sessuali di cui, senza una ragione valida apparente, è punteggiato il racconto? che non hanno a mio giudizio alcun senso, se non ribadire l'assoluta vacuità del protagonista, e che mi paiono più un modo per dare interesse ad un racconto che ha uno spunto interessante e che avrebbe potuto avere ben altro sviluppo. Peccato però che non sia così. A beneficio del dubbio devo però anche ammettere che magari chi ha vissuto l'esperienza della separazione o chi ha condiviso con Jay l'assunzione di responsabilità in un momento del genere potrà avere una visione completamente diversa dalla mia, ma per me non è così. La mia esperienza è assolutamente differente e per me questo è un libro di cui ancora non riesco a comprendere il senso e che, a mio avviso, avrebbe potuto dare molto di più.

...comunque prima o poi un'altra possibilità gliela offro e leggo qualcos'altro di questo autore, però un po' più in là... invece uno di questi giorni, quando avrò un po' di tempo, vi parlerò di un libro che ho letto e subito riletto pochi giorni fa e che è davvero un capolavoro, ma un capolavoro di quelli rari

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