martedì 6 maggio 2008

spaghetti e odore di caffè




Sembrano piccoli, i libri di Buzzi, ma a conti fatti ci sono dentro un mucchio di cose...,questo non lo dico io, ma il critico Paolo Mauri e, a mio giudizio, ha proprio ragione. Parliamo d'altro, ad esempio, è un libro piccolino con la copertina tutta rossa e una foto d'altri tempi pure piccolina in copertina. Un libro così piccolino che ti basta l'andata del tragitto Berlino-Potsdam per leggerlo, che ti sta facilmente in borsa, che ti sta pure in tasca se solo provi a mettercelo e ti ci sta anche se hai i jeans strizzati. Però poi magicamente lo apri e ti si apre un mondo, un mondo che è cittadino e di provincia al tempo stesso; un mondo che ha il tempo rallentato, dilatato, dove ci si siede al tavolino di un bar e ci si prende un caffè in tutta calma, dove a tratti l'odore del caffè si sente davvero. Son piccole storie, versi, ricordi che sembran scollegati tra loro ma che poi alla fine non avrebbero potuto che stare insieme. Sarà che a me i libri così danno un senso di rilassatezza, ma l'ho apprezzato molto. Riporto una delle storie, un piccolo frammento che mi è piaciuto così giusto per dare un'idea..


L'avvenire d'Italia

A pochi passi dal monumentino ai caduti delle ultime guerre, appare su un muro una scritta, che coperta più di cinquanta anni fa da una frettolosa mano di calce viene a poco a poco riportata alla luce dalle intemperie: «La classe operaia è la forza, la speranza e la certezza dell'avvenire d'Italia - Mussolini». Frase detta, quasi certamente, da quella accattivante voce di bronzo, durante una grande adunata, e salutata da acclamazioni.
Ebbene (penso), se alla fine delle acclamazioni un ometto qualunque avesse alzato la mano chiedendo la parola... Una semplice supposizione, naturalmente, dati i tempi...
«Eccellenza» dice l'ometto, con una voce infinitamente meno bronzea di quella echeggiata poco prima, «Eccellenza Mussolini, scusate, permettete una riflessione: se la classe operaia è la speranza dell'avvenire d'Italia, non può essere la certezza... E se è la certezza, non può essere la speranza. Dico bene?»
Mio padre, Mussolini lo aveva visto da vicino, a Milano, quando Mussolini era direttore dell'Avanti! Se lo era trovato seduto di fronte in tram, a un metro e mezzo di distanza. Raccontava - mentre infilandosi un angolo di tovagliolo nel colletto della camicia fissava il piatto di spaghetti che gli fumava davanti - che gli occhi di Mussolini, rotondi, neri, esaltati, lo avevano impressionato. Avevano quella forza magnetica che gli avrebbe permesso, in futuro, di affacciarsi ad un balcone, gridare delle assurdità come quella sopra riportata e, nel contempo, essere acclamato dalla folla.
Detto questo, il papà, imitato dal resto della famiglia, infilò la forchetta in pochi spaghetti, girò la forchetta, la sollevò di poco dal piatto, la riabbassò, finì di avvoltolare e, con visibile soddisfazione, introduzze una bella forchettata di spaghetti nella bocca. Così fecero gli altri commensali. Era quasi l'una.
Gli occhi di Mussolini?
Furono, se così posso dire, messi da parte. Gli spaghetti, come sanno tutti, sono la forza, la speranza e la certezza dell'avvenire d'Italia.

Parliamo d'altro / Aldo Buzzi. - Milano : Ponte alle Grazie, 2006. - 38 p. - ISBN: 8879288296

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