venerdì 20 giugno 2008

c'è sempre qualcosa di meglio della morte


Si fa una fatica pazzesca a leggere questo libro di Per Olov Enquist. Soprattutto all'inizio ci vuole molta costanza, moltissima pazienza. C'è un momento che tocchi realmente con mano la possibilità di non riuscire a farcela, di non riuscire a finirlo. Troppo frammentata la scrittura, troppo volutamente cruente certe immagini. Troppi ostacoli sulla strada. Ecco questo è quello che razionalmente si prova, ma c'è anche un qualcosa di impalpabile che ti prende per mano e ti porta avanti guidandoti attraverso paesaggi nordici sterminati, attraverso il bianco della neve, attraverso l'aridità quasi desertica della realtà umana descritta. E quindi non solo ci arrivi alla fine del libro, ma in definitiva ci arrivi anche con una facilità che un po' ti sorprende. Tutti i libri di Enquist sono però così: complessi e facili al tempo stesso.

Attraverso una vasta documentazione - talvolta riportata direttamente - e numerose testimonianze Enquist ha qui ricostruito, in forma romanzata, la nascita dei primi movimenti operai in Svezia, ma come gli è caratteristico non si è limitato a questo. Non poteva limitarsi a questo. Per rendere questo episodio infatti ha ricostruito per intero una società, quella delle campagne svedesi all'inizio del '900, fortemente arretrata e arroccata nella sua religiosità quasi fanatica, nelle sue tradizioni. Una società di una chiusura estrema, fredda come il clima e il paesaggio che la circonda. Una società, un clima, un sistema che somigliano fortissimamente alla sensazione della morte. E allora, proprio come i protagonisti della fiaba dei fratelli Grimm I musicanti di Brema non si può far altro che partire, andare altrove, perché comunque "c'è sempre qualcosa di meglio della morte". Alcune immagini saranno indimenticabili: penso alla morte di Aron che chiude il libro, alla corsa di Nicanor per fermare Eva-Lisa, alla caduta della neve e al buco troppo piccolo nel ghiaccio, al viaggio di Josephina per recuperare il figlio solo per citarne alcune. Ma ad essere indimenticabili saranno soprattutto il freddo, il paesaggio sterminato che Enquist sa rendere magistralmente. E indimenticabile è il cielo, l'enormità della calotta che se sei stata in Svezia hai percepito in tutta la sua bellezza e grandezza.

E poi insomma mentre leggi questo libro ci sono momenti in cui l'arpa la senti un po' anche tu...





La partenza dei musicanti / Per Olov Enquist ; introduzione di Fulvio Ferrari. - 2. ed. - Milano : Iperborea, 2007. - 369 p. - (Iperborea ; 28). - ISBN: 8870910288

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