giovedì 27 novembre 2008

di sale e di vento (di mare e di terra)

Giunsero ad Avrigue che da un pezzo era scesa la notte. Il contrafforte montano era tutto stellato. A sud una falce di luna bastava in quel sereno a rendere vicina la rupe dei falchetti. In fondo al vicolo del fico sopra gli orti brillava un muro di calcina.
Salirono per i carrugi vuoti, sino all'osteria aperta nella piazza senza vita.
Dentro, i soliti giocatori di belote sotto la ghiandaia imbalsamata sul ramo infisso alla parete. I soliti fiori finti sulla mensolina.
La padrona stese su un tavolino la tovaglia ricamata. Ad Avrigue ci si imbatteva in queste raffinatezze.


Ecco un gioiello. Non trovo altre parole se non questa: un gioiello. Ma di quelli un po' nascosti come quando ti fermi davanti ad una gioielleria e tra tante pietre preziose di varie forme, misure, colori ti incanti davanti ad un solitario minuscolo che con la sua luminosità e eleganza sovrasta il resto catturando l'attenzione. Ammetto che non conoscevo Francesco Biamonti e che ho iniziato a leggerlo un po' per caso prendendolo in prestito in biblioteca. Ho iniziato a leggerlo per caso ma poi sono andata in libreria e mi sono comprata Attesa sul mare e Vento largo e sono quasi sicura che, pur avendolo già letto, mi comprerò anche questo L'angelo di Avrigue perché ho voglia di saperlo tra i miei libri, sugli scaffali di casa mia. Insomma di saperlo vicino a me.
Un romanzo breve come brevi sono anche gli altri romanzi di Biamonti. Una storia strana, torbida. Un giovane uomo, un volo tra le scogliere e un corpo; una madre che guarda e accarezza quel corpo. Un suicidio così evidente da far nascere dei sospetti. Un protagonista, un marinaio al momento sulla terra ferma, che non riesce ad arrendersi all'evidenza e ripercorre le strade dell'entroterra ligure per fare domande, per trovare risposte. Intorno a lui personaggi strani, quasi surreali. Un giallo? No. Perché non c'è nessun enigma da sciogliere, niente è da capire in realtà. Non è questo l'interesse dell'autore. E' il raccontare con lentezza che interessa, con quell'incedere calmo in cui il gusto è dato dall'assaporare parola per parola, atmosfera per atmosfera, immagine per immagine. E' il paesaggio ligure con le sue asprezze e con i suoi colori ad attirare la sua attenzione: le rocce a picco sul mare rigate dai sentieri, la macchia, il sole, la salsedine, il vento, le colline del Pigato alle spalle. E' il paesaggio umano fatto di paesi che si svuotano, di giovani che se ne vanno e di anziani davanti al bar sulla piazza a colpire la sua (e la nostra) attenzione. In un sentire del protagonista costantemente in bilico tra l'ansia del partire solcando il mare, e lo struggimento - a mio avviso impersonato da splendide figure di donne - per il rimanere, per il porre quelle radici che sembrano impossibili da far attecchire. Concludo. L'angelo di Avrigue è un libro bello di una delicata eleganza, di una piacevole lentezza che culla. Se vi va leggetelo.

Per chi è stato in Liguria, magari nei mesi stupendi della primavera, e ne ha goduto i paesaggi, i colori e i sapori arrivando in un certo qual modo ad innamorarsene come è successo a me credo che questo autore sia una scoperta meravigliosa, per gli altri pure. E poi vabbé, fosse anche solo per il Cézanne in copertina, io un'occhiata gliela darei.

L'angelo di Avrigue / Francesco Biamonti. - Torino : Einaudi, [stampa 2008]. - 129 p. - (ET Scrittori ; 306). - ISBN: 9788806193997

3 commenti:

Paoletto ha detto...

Ma come mai quando questa donna scrive di libri succede che: 1) viene immediatamente voglia di leggerli; 2) a volte le sue recensioni sono più belle dei libri stessi. Scusate ma vado a perdermi tra caruggi e crêuze …

Anonimo ha detto...

Io me lo segno, anche se la mia Liguria s'è fermata alle visite mediche in marina a La Spezia

mastrangelina ha detto...

@Paolo, adesso imparo a dire grazie in più lingue così evito di essere ripetitiva :) Non credo proprio che i commenti siamo più belli dei libri, ma che, come dicevamo, non sempre le cose che piacciono a una persona che ne parla con entusiasmo piacciono poi anche agli altri. Che è una cosa normalissima.

@ottanta/cento... anche solo un giretto a piedi alle cinque terre!