domenica 11 gennaio 2009

il tempo è galantuomo (ovvero il perché di una lettura e il perché di quattro stelle)




Ils ont rendu une sentence inique, qui à jamais pèsera sur nos conseils de guerre, qui entachera désormais de suspicion tous leurs arrêts. Le premier conseil de guerre a pu être inintelligent, le second est forcément criminel. Son excuse, je le répète, est que le chef suprême avait parlé, déclarant la chose jugée inattaquable, sainte et supérieure aux hommes, de sorte que des inférieurs ne pouvaient dire le contraire. On nous parle de l’honneur de l’armée, on veut que nous l’aimions, la respections. Ah! certes, oui, l’armée qui se lèverait à la première menace, qui défendrait la terre française, elle est tout le peuple, et nous n’avons pour elle que tendresse et respect. Mais il ne s’agit pas d’elle, dont nous voulons justement la dignité, dans notre besoin de justice. Il s’agit du sabre, le maître qu’on nous donnera demain peut-être. Et baiser dévotement la poignée du sabre, le dieu, non !


Il 13 gennaio 1898 appariva sulla prima pagina de L'Aurore un'importante lettera aperta all'allora presidente della Repubblica Félix François Faure in cui uno degli autori francesi più noti e affermati del tempo prendeva una netta posizione in quello che era probabilmente l'argomento del momento in Francia e forse non solo: l'Affaire Dreyfus. La storia dell'ingiusta accusa di spionaggio nei confronti di Alfred Dreyfus, del processo a porte chiuse, della successiva degradazione, di verità contrapposte che si contendono la ribalta e di una Francia divisa in due fazioni - i Dreyfusards e gli anti-Dreyfusards - è talmente nota che forse non vale neanche la pena andare oltre nel ricordarla. L'autore era Émile Zola, il titolo è J'accuse, un titolo che da quel momento in poi diventerà il simbolo di ogni denuncia aperta, di ogni presa di posizione netta, di ogni tentativo di fare nomi e cognomi.
Ecco questo piccolo libro pubblicato dall'editore milanese "La vita felice" è in pratica la pubblicazione del testo integrale di quella lettera nell'originale francese e nella sua traduzione in italiano con l'aggiunta di una breve e interessante nota introduttiva di Giuseppe Pintorno. Il motivo per cui io l'ho letto è stata la curiosità seguita alla conclusione del terzo volume della Recherche di Proust in cui il protagonista, attraverso la frequentazione dei salotti parigini di Madame de Villeparisis prima e della duchessa di Guermantes (Oriane) poi descrive perfettamente l'atmosfera divisa e il vibrante discutere sull'affaire Dreyfus e sul caso Zola. L'ho letto e non ne sono rimasta delusa. Anzi. Un testo decisamente da quattro stelle, quattro stelle che, cosa che non faccio mai, ho voglia in questo caso di motivare. La prima stella è di stima per l'autore; per un autore che negli anni mi ha saputo regalare momenti di lettura bellissimi, personaggi indimenticabili, che mi ha fatto sentire sulla pagina la velocità folle di una locomotiva, la stessa velocità di una locomotiva che ho ritrovato solo in musica e che ha fatto sì che due testi apparentemente distanti e lontani tra loro siano invece legati nella mia testa da uno strano intreccio, da uno strano legame. La seconda stelletta è per la scrittura che ha il dono straordinario della scorrevolezza e della fluidità; per uno stile che non ha cedimenti e sente chiaro dietro di sé l'ombra di uno scrittore pieno di mestiere, talmente ricco di mestiere da riuscire a nasconderlo quasi non ci fosse. La terza stelletta è per il coraggio che ha fatto la fortuna di questo testo. Il coraggio di dire quello che si pensa senza la paura di ciò che potrà avvenire in futuro; senza pensare a quello che non si potrà ottenere oppure a quello che si potrà perdere; senza pensare a come reagiranno gli amici oppure a che uso potranno farne i nemici, ma tenendo il proprio sguardo fisso solo sulla propria correttezza di pensiero. Un coraggio e una correttezza di pensiero rari. La quarta stelletta invece è per l'attualità di questo testo che, se si escludono i momenti di descrizione del caso particolare, ha davvero numerose corrispondenze con quell'esperienza quotidiana che è senza tempo e senza confini e che è possibile ravvisare nella storia del secolo scorso come nella storia più recente. In questo la citazione che ho riportato in apertura non era scelta a caso.
Concludo con una frase che Zola lascia subito prima delle sue otto accuse dirette e che trovo bella e per fortuna profondamente vera: d'altronde, non dispero affatto del trionfo della verità. Lo ripeto con una certezza ancor più veemente: la verità è in cammino e niente la fermerà.

J'accuse / Émile Zola ; a cura di Giuseppe Pintorno. - Milano : La vita felice, ©2008. - 62 p. - (Il piacere di leggere ; 5). - Testo francese a fronte. - ISBN: 9788886314183
* se volete approfondire ecco il testo integrale in francese della lettera con la foto della prima pagine de L'Aurore.

2 commenti:

Paoletto ha detto...

Posso? No?! Fa lo stesso: ma quanto sei brava! Basta.

mastrangelina ha detto...

@paolo... posso? no?! fa lo stesso: potrai essere più gentile, grazie!

@tutti... giuro che non lo pago, è tutta una questione di amicizia :)