domenica 22 marzo 2009

un uccello sbrancato

Io sono tra quelle persone che se non hanno un libro in borsa, sul comodino o sul bracciolo del divano - o addirittura se non ne hanno tre diversi nei tre punti strategici citati prima - si sentono un po' nudi . Detto ciò era un po' di tempo che, Proust a parte, non riuscivo a trovare niente che mi incantasse, che mi tenesse inchiodata alle pagine, che mi facesse bruciare gli occhi e fremere il cuore. Poi un incontro casuale, un libro in biblioteca da rimettere sullo scaffale. Un librino leggero, dalla copertina assolutamente anonima, dal titolo normale e dall'autore a me poco conosciuto (per non dire sconosciuto che rischio di fare una figuraccia). Siceramente non so dirvi cosa è successo, se c'è stata elettricità quando l'ho preso in mano, se è stata una sensazione, una vibrazione particolare o se mi si è incollato alla mano, fatto sta che mi sono messa a leggere e tra me e lui è nato un amore fulminante, travolgente. Una passione di un giorno, sì perché tanto è durata la nostra relazione.

Quattro racconti. Anzi no, scusate, rettifico. Un racconto Casa d'altri a cui, in questa edizione Einaudi, sono stati fatti seguire altri tre racconti brevi dello stesso autore (Elegia della signora Nodier, Due vecchi, Un minuto così). Ci tengo a rettificare perché pur essendo delizioso un po' tutto il libro è stato Casa d'altri, il racconto lungo che dà il titolo alla raccolta, ad avere avuto il ruolo di gran mattatore di questa lettura, o se volete di incantatore di serpenti. Un racconto lungo che però ha la compiutezza propria del romanzo. E, almeno per me, quando tale compiutezza la si incastona in poche pagine riuscendo a dare alla brevità un respiro ampio allora il brillare diventa forte e la preziosità si fa evidente. Un prete, una donna e un mistero da chiarire, un dubbio da sciogliere; un paesaggio di montagna con le sue asprezze, le sue tradizioni e soprattutto con la sua lentezza e la sua ripetuta circolarità. Una scrittura che rende meravigliosamente tutto ciò proprio attraverso un incedere lento, aspro, misterioso. Una storia che fino all'ultima pagina non ti riesci a spiegare, salvo poi ritrovarti d'un colpo con gli occhi lucidi e un senso diffuso di angoscia per esserci arrivata troppo tardi, tu insieme al protagonista della storia condividendone in qualche modo l'inadeguatezza e il senso di sconfitta, disprezzandone forse un po' la convenzionalità.

Non so dire altro. Ringrazio però l'utente anonimo che riportando questo libro mi ci ha fatto, del tutto involontariamente, posare gli occhi.

"- Allora volete sapere quello che c'era scritto? - mi chiese.
Mi limitai a far di sì con la testa.
. Va bene, - decise. - E io ve lo dico anche. Ma allora voi vi voltate da un'altra parte e non mi state a guardare più in faccia.
Ed io feci anche questo. V'assicuro che mi voltai verso il muro, come quando qualcuno si sveste. E neppure un secondo pensai che vedendoci un tale avrebbe potuto anche riderci sopra."


* Casa d'altri e altri racconti / Silvio D'arzo. - Torino : Einaudi, c2007. - 141 p. - (L'arcipelago ; 109). - ISBN: 9788806187026

2 commenti:

Paoletto ha detto...

Anche per me ignoto, ma già in lista di attesa, certamente da non perdere.
C'è sempre da imparare da queste parti...:-)

mastrangelina ha detto...

@Paoletto
Meno male, almeno la figuraccia la facciamo in due :)
e poi che dici lo facciamo un commento a Bonaviri?