giovedì 29 luglio 2010

dell'esistenza della somiglianza (ovvero dove si arriva e dove invece si parte)

Piccola confessione estemporanea. Se c'è una cosa che mi piace proprio da impazzire è quando una cosa, una conoscenza mi tira addosso un'altra conoscenza, una suggestione, un'idea. Quasi per incanto due cose apparentemente slegate, staccate, casuali si ritrovano li appaiate e posso passare da un argomento a un altro come per incanto. Mi si apre una finestra di luce nuova e sta a me decidere se guardare fuori, metterla in un angolo della mia mente oppure ignorarla.
Ho ripensato a questa cosa qui l'altro giorno mentre leggevo un libro, che per me i libri sono di due tipi essenzialmente: i libri dove parto e arrivo e i libri dove parto e non mi fermo neanche che riparto. I primi sono quelli che mi appagano, mi riposano, mi fanno sorridere, mi riempono emotivamente. Sono quei libri che quando li chiudo sono contenta e li metto in libreria con affetto. I secondi invece sono quei libri che mentre li leggo mi viene voglia di leggere centomila altre cose, che mi aprono curiosità, aspettative. Fondamentalmente sono quelli che mi aprono delle urgenze. E io di urgenze e di curiosità alla fine sono golosa. Tanto che spesso mi ritrovo a leggere cose strane, inusuali, di cui spesso vorrei riuscire a condividere di più con gli altri.
Ci provo oggi, così, con questo post. L'altro giorno leggendo Accanto alla tigre di Lorenzo Pavolini, di cui in futuro forse mi verrà voglia di parlare perché è un libro strano, per partire, ho trovato una pagina che parlava di somiglianze. Dell'esistenza o meno della somiglianza in realtà. Mi ha colpito moltissimo il finale. "La somiglianza non esiste. [...] È una suggestione "simpatica". [...] Viene dall'empatia molto più che dalla biologia". Mi ha fatto ripensare un po' ai cani che assomigliano ai propri padroni, oppure ai padroni che assomigliano ai propri cani perché a un tratto si rileva come una sorta di espressività comune.
Ma la cosa che mi ha più incuriosito è stata la citazione del lavoro di Markus Hansen. Un tipo tedesco che, utilizzando la fotografia, sulle somiglianze ha lavorato. Affiancando il suo volto a persone diversissime da lui. "Ebbene, non ci crederete ma riesce a somigliare a chiunque. Lui con pochi capelli, dall'altra parte una signora bionda cotonata. Si somigliano. Lui quarantenne, dall'altra parte un ragazzino di dieci anni. Ti convinci che ne sia il padre. Lui bianco, dall'altra parte un afroamericano. Sembrano fratelli. Hansen somiglia per empatia, con l'espressione, la piega della bocca, l'atteggiamento. È una somiglianza di grado superiore la sua, fuori della portata recitativa. [...] Ha sviluppato il particolare talento di somigliare. E con questo dimostra che la somiglianza non è un destino, ma un'attitudine". certo si potrebbe stare a discutere un bel po' sull'interesse di Lorenzo Pavolini sul concetto di somiglianza, da cosa gli deriva e dove vuole arrivare. Però a me è sembrato lo stesso interessante e mi ha fatto partire alla ricerca dei ritratti di Markus Hansen. Vi lascio i link, nel caso vi interessassero.

- Markus Hansen
- Markus Hansen al MIT


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