Un libro che parte con folgorazione, tanto che ci pensi e tra te e te sottovoce ti dici che meno male che quel qualcuno te l'ha consigliato perché altrimenti forse, un po' per snobismo, non l'avresti letto mai. Un libro che a un tratto ti fa così male che saresti tentata di buttarlo in un angolo, ma quando dico buttarlo dico buttarlo proprio con astio, restituirlo e cercare di togliertelo il più velocemente possibile dalla memoria, dalla testa. Un libro che ha pagine di leggera introspezione che ti tagliano come un sottilissima lama di coltello. Talmente sottile che senti il dolore e vedi il sangue solo dopo che il taglio te l'ha già fatto e a quel punto ti ha già fregato. Un libro su cui ho pianto delle lacrime, e di recente era tanto che non mi capitava. Di piangere lacrime per fantasia intendo. Di recente piango solo per realtà.
Un punto di vista maschile distante e vicino insieme. Una cosa particolare. Un libro che poi però purtroppo rientra nei suoi binari e alla fine non stupisce, anzi,un po' banalmente finisce. Certo a pensarci bene non è che aveva molte altre alternative per finire. Di fatto tutta la storia è incanalata per il finale felice, solo che un po' forse te lo aspetti, anzi, siamo sincere, un po' lo vorresti che lui rimanesse il trentenne non cresciuto, superficiale e anche un po' bastardo dell'inizio. Oppure che lei fosse abbastanza forte da dire "guarda grazie ma basta così". Un po' lo vorresti che le cose andassero secondo logiche diverse, più cattive forse, meno romantiche, meno scontate. Un po' lo vorresti di trovare qualcuno con la forza di dire basta. Quella forza un po' irrazionale e autoconservativa che scatta o che dovrebbe scattare. Anzi che dovrebbe scattare perché poi l'autoconservazione non è mai dei sentimenti, ma delle abitudini e lì scatta l'errore.
Ti accorgi che alla fine era molto meglio il camionista della Gimenez-Bartlett che bastardo lo è davvero, ma fino in fondo, e non offre spazi a romanticherie o finali (sinceramente un po' forzati) da confetto. Così convintamente bastardo che alla fine una donna lo apprezza per la coerenza, oppure (cosa ancora più liberatoria) ha la possibilità di mandarlo a fanculo e di gusto. Con libertà. Certo quel libro lì regalava un'atmosfera diversa fin dall'inizio e il finale felice non te lo aspettavi manco per niente. Anzi il finale felice sarebbe stato il vero finale a sorpresa.
Detto ciò, alcune pagine di O'Farrell rimarranno dentro di me. Le ferite di fatto si rimarginano, ma un segnettino sulla pelle te lo lasciano, anche se impercettibile, anche se minuscolo. Anche il sale delle lacrime te lo senti per un po' sulla guancia. A tradimento ha colpito in alcuni dei miei lati scoperti, delle mie paure, delle mie aspirazioni e io non ero preparata. So già che ogni tanto mi ritroverò a pensarci, razionalmente o più facilmente irrazionalmente. Un libro però che tutto sommato apprezzeranno fino in fondo più gli uomini delle donne.
Le ultime pagine poi mi hanno incuriosito. E' del 2000 questo libro, proprio come L'ultimo bacio di Muccino e un po' tutta l'atmosfera generale, la paternità, il matrimonio finale e soprattutto l'ultima scena sembrano così (diversamente) identici che qualche domanda sinceramente me la sono posta. Del resto di trentenni non cresciuti anche lì a iosa.
* Il meglio di un uomo / John O'Farrell ; traduzione di Nicoletta Lamberti. - Milano : A. Mondadori, 2002. - 270 p. - (Oscar bestsellers ; 1209). - ISBN: 8804500980
1 commento:
Tu fai venir voglia di leggere anche l'elenco del telefono :-D
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