Il sonno quando ci si mette è una bestia nera, passa i periodi che non arriva e la testa allora ne approfitta e gira, gira e gira. E più gira e più il sonno sta alla larga, ti evita come la peste. Le giornate vivono di stanchezza ma le notti sembrano trovare energie inspiegabili, improvvise.
E allora può essere una soluzione sdraiarsi a terra, lo sguardo al soffitto, a fare a pugni con te stessa oppure può essere una soluzione sdraiarsi a terra e provare invece a far confluire il pensiero nel soffio del respiro.
Sdraiarsi e iniziare a respirare in maniera controllata. Quando una mastrangelina è a terra mentre l'altra guarda da fuori che l'allineamento delle gambe, del corpo e della testa sia perfetto. Quando una mastrangelina sente un'ostruzione dolorosa del respiro all'altezza dello sterno e l'altra pigia per far uscire tutta l'aria proprio da lì, con lentezza, perché il canale si riapra e il dolore sparisca. Quando una mastrangelina non riesce a concentrarsi sul respiro e sulle parti del suo corpo e l'altra la rintuzza per farla rimanere lì con la testa, con l'attenzione, senza deviazioni, obbligandola a non partire. Quando invece partire con le emozioni sembra l'unica soluzione.
E allora senti il piede destro, senti il suo contatto col pavimento. Senti la caviglia, il polpaccio, il ginocchio destro. Senti il loro contatto col pavimento. E intanto il buchino si fa piccino, il respiro non passa, la testa vuole andare via, gli occhi pigiano. Senti la coscia destra, la natica. Senti il loro contatto col pavimento. Senti il piede sinistro, la caviglia, il polpaccio, il ginocchio sinistro. Senti il loro contatto col pavimento. Il respiro vira, i pensieri non riescono a coincidervi. Senti la coscia sinistra, la natica. Senti il loro contatto col pavimento. Senti il sedere, la schiena. Senti il loro contatto con il pavimento. Senti, ascolti, il tuo respiro fluire nella pancia. Alla pancia, un sussulto, vorresti staccare la mano dal pavimento per posarla lì e interrompere il flusso. Ma la mastrangelina che guarda non lo permette, tiene ancorata la mano a terra. Quasi la inchioda. Senti la schiena. Senti il suo contatto col pavimento. Senti le scapole, le spalle. Senti il loro contatto col pavimento. E' un attimo e ti accorgi che il dolore a respirare è più lieve, più sottile. Prima non ce la facevi e adesso senti che ce la fai. Senti la mano destra, il polso, il gomito, la spalla. Senti il loro contatto con il pavimento. Prima facevi dieci respiri e adesso ne fai cinque. Più lunghi. Inizia a piacerti quasi quel dolorino lì all'altezza dello sterno, proprio sotto il seno. Il dolorino dell'aria che si fa strada, riuscendo finalmente a passare. Senti la mano sinistra, il polso, il gomito, la spalla. Senti il loro contatto col pavimento. Il pensiero è nel respiro. Fa un po' male all'altezza della pancia e del cuore ma si sta arrotondando. Senti la nuca, la testa. Senti il loro contatto con il pavimento. Senti i capelli intorno alla tua testa, senti che toccano morbidi il pavimento. Il respiro fluisce, il pensiero ha una forma tonda. Non graffia più tanto, solo un po'. Vedi la bolla dei tuoi pensieri che galleggia dentro di te e senti il tuo corpo a terra, pesantissimo. Lo spirito è di una leggerezza impalpabile mentre il corpo è più pesante del piombo. Lì per lì duri fatica a riacquistare il movimento, a uscire dalla circolarità di quel flusso.
Poi la stanza torna a essere una stanza. Le due mastrangeline si riuniscono. Il respiro si accorcia di nuovo un po', ma il pensiero è più chiaro e vanno cercate le parole. La luce inizia a entrare dalla finestra e si ricomincia. Adesso quella bolla di pensieri deve uscire e infatti esce, con fatica ma esce.
Il dottore con cui ci parlo domani mi dirà che sono stata brava. Io un po' brava mi ci sento già.
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