mercoledì 5 settembre 2007

G. Celati: I lettori di libri sono sempre più falsi (6 puntata)

[SEGUE]
Nel mese di maggio l'ingegnere guardava la giovane donna con occhi da uomo affascinato. Non solo costei ogni giorno gli portava dei buoni contratti, ma sapeva anche occuparsi dell'organizzazione dell'agenzia, e inoltre aveva trovato il modo di rinnovare e ampliare le liste di possibili clienti. Perché tale lavoro era stato molto apprezzato da un dirigente della grande casa editrice, alla donna è stato offerto un posto nell'ufficio di direzione commerciale.
Smetteva dunque di lavorare alle dipendenze dell'ingegnere baffuto, ed una sera di maggio l'ingegnere l'aveva invitata a cena per prendere da lei congedo.
Appena seduto al tavolo d'una trattoria di campagna, nei pressi del fiume Ticino, l'ingegnere s'è accorto che lo sguardo di quella giovane donna lo affascinava, al punto da renderlo balbettante.
Qualcuno ad un tavolo accanto stava raccontando che il mese prima era arrivato un cadavere tutto disfatto, approdato sotto il pontile di cemento, e che si trattava dìun signore a cui era venuto l'infarto andando a pesca. Questa conversazione poco allegra ha spinto il maturo ingegnere a tentar la sua sorte, pensando a quel signore putrefatto che non poteva farlo più.
S'è dato dunque a corteggiare la donna dal bellissimo sguardo, e l'ha fatto per tutta la sera, alla fine chiedendole di fuggire con lui.
"Fuggire dove?" ha chiesto ridendo la donna.
"La porto a vedere Bangkok, Singapore, Bali," ha proposto l'uomo, "non le andrebbe di fare un bel viaggio?"
"No. Preferisco andare a Codogno da mia sorella," ha risposto la donna, serenamente aggiungendo: "Lei con me non ha nessuna speranza, glielo dico subito."
Ha l'ingegnere ben soppesato queste risposte, durante la sera e nei giorni che seguono? Questo non si sa. Ma il fatto che adesso il sole del suo desiderio si alza presto al mattino e declina solo a notte inoltrata, illuminando i suoi occhi con piccoli bagliori strambi.
L'uomo baffuto è inquieto, trascura gli affari, ed infine si reca in una agenzia turistica ad acquistare i biglietti per un viaggio a Bangkok, Singapore, Bali. Li spedisce alla giovane donna e li riceve indietro a stretto giro di posta, con un piccolo messaggio: "Io preferisco andare a Codogno."
A questo punto forse si possono immaginare i pensieri che vengono in mente all'uomo baffuto. Pensa a quella donna giunta sei mesi fa nella sua agenzia, goffa e disarmata lettrice di libri (come quel suo triste socio, lo studente), e poi trasformatasi in una magnifica venditrice che nessun cliente fiuta più. Però in quella donna c'è anche qualcos'altro, che l'ingegnere non afferra e che lo tiene in sospeso: soprattutto un bellissimo sguardo.
Una sera va a suonare il suo campanello, dopo cena, perché gli è venuto il bisogno di parlarle. Appena la giovane donna apre la porta, subito lui le confessa l'ammirazione che nutre per il suo bellissimo sguardo, dal quale lui crede di capire qualcosa che lei porta dentro di sé.
"Questo dipende dal fatto che ho lo sguardo distorto," spiega la donna, "perché sono un po' strabica."
"Fa niente," esclama l'uomo come fuori di sé, "io ho l'ulcera!"
E si lancia su di lei per un amplesso, ma già lei fugge tra le ombre del corridoio. Inseguendola l'ingegnere giunge fino al soggiorno, dove s'arresta con gli occhi spalancati, come chi è molto sorpreso.
Gli scaffali d'una libreria sono ricolmi di libri, e sul tavolo e sulle sedie altri libri sparsi, come tenuti a portata di mano. Sul bracciolo d'una poltrona, sotto un paralume, un grosso volume è aperto con un segnalibro.
L'ingegnere prende in mano quel libro, e costata trattarsi d'un celebre romanzo francese. E' un titolo nel catalogo di un'altra casa editrice, riservato a venditori che trattano con gente che legge davvero, e che lui disprezza perché riescono a rimediare solo contratti da quattro soldi.
L'ingegnere commenta: "Libro per gente fine, per gente che legge i libri davvero e poi si dà vanto. Lei lo stava leggendo, vero?"
La donna fa cenno di sì e l'uomo prosegue: "Dunque lei non ha mai smesso di leggere libri. Non s'è trasformata, come mi ha fatto credere. S'è fatta beffe di me e del mio metodo, a quanto pare."
La donna dichiara che lei non ha mai letto un libro intero in vita sua; ma da quando il suo compagno se n'è andato, le è venuta la curiosità di sapere cosa l'appassionasse tanto nei libri. Quei libri li ha comprati, ma non riesce a leggerli.
L'ingegnere ondeggia in mezzo alla stanza, facendo gesti di tristezza: "Pietosa menzogna! Lei non mi vuole offendere e la ringrazio, la ringrazio di cuore. Ma capisco anche che lei non vuol saperne di me perché io non leggo i vostri libri."
Rimane pensoso un attimo e prosegue: "Sì, io non leggo i vostri libri e non ho la testa piena di tutto quello che voi trovate nei libri, illusioni e solo illusioni. Io dentro di me ho altre cose, forse più sane".
Abbassa la voce e mormora: "lei non potrà mai prendermi per un suo simile, come fanno i miei clienti. Tra me e i miei clienti ci riconosciamo con franchezza, e loro non mi fiutano. Ma voi lettori di libri fiutate tutti, perché quello che leggete v'illude e v'insuperbisce. Io sono semplice e rozzo rispetto a voi, me ne rendo conto."
La donna dice con voce stanchissima: "Ingegnere, vada a casa che io ho sonno."
Subito l'uomo si volta, si avvia verso la porta, scende le scale, sale in macchina, e infine si smarrisce a lungo in quel quartiere dove tutti i palazzi sono identici ed i lampioni sembrano lì solo per far venire la malinconia.

Nei lunghi mesi di solitudine la giovane donna aveva scoperto che, tutto sommato, i libri si può anche riuscire a leggerli. Lei non avrebbe mai potuto leggere un libro intero, ma qualche pagina, forse qualche capitolo, sì.
Nelle vuote serate invernali, in quel palazzo completamente silenzioso, anche in lei era spuntata la tentazione di prendere un llinbro in mano e mettersi a leggerlo. A poco a poco aveva scoperto che le linee a stampa tutte uguali, che l'avevano sempre scoraggiata dal leggere per la loro noiosa uniformità, potevano farle venire in mente delle voci.
Così le parole dei libri hanno cominciato ad assumere toni vari, a ricordarle persone serie o scherzose che parlano con sottintesi e strani modi di dire; e le linee a stampa hanno cessato d'essere tutte uguali.
Alla fine dell'inverno però s'è accorta che le parole e le frasi lette in un libro, proprio perché le facevano venir in mente delle voci, la impressionavano come film di fantasmi.
Ascoltando tutte quelle allusioni e insinuazioni, su personaggi e luoghi e fatti e sentimenti, le veniva addosso una sensazione che non riusciva a controllare, e che la metteva all'erta su tutto. Erano come voci che spuntavano da una porta che si apriva sulle tenebre. Sola in casa, ascoltava ogni minimo rumore e spiava ogni ombra che le sembrasse un po' insolita, perché le parole d'un libro le avevano messo addosso la trepidazione.
Perciò non poteva mai procedere nelle sue letture; non perché un libro le sembrasse poco avvincente, ma al contrario perché le singole parole e frasi la avvincevano troppo, le suscitavano troppe domande, e non riusciva a staccarsene.
Dopo aver letto una pagina o due restava a lungo seduta nella poltrona del soggiorno, masticando chewing-gum, con il libro aperto sulle ginocchia, ma senza guardarlo. Cercava di controllare un influsso che le parole avevano su di lei, fatto di mille domande che si affollavano lì sulla pagina, a causa di quei sottintesi e ammiccamenti che emergevano come un richiamo.
Durante quei mesi aveva comprato molti libri, per riuscire a trovarne uno in cui le parole la impressionassero meno, permettendole di procedere nella lettura. Ma ciò non sembrava possibile: o metteva gli occhi su libri che le davano subito noia perché non provava alcuna trepidazione, oppure provava subito quella trepidazione che l'avvinceva ad ogni parola e frase e non le permetteva di andare avanti.
Questo è il punto a cui era giunta nella sua ricerca per stabilire cosa c'è di appassionante nei libri, quando all'inizio dell'estate vari avvenimenti sono venuti a disturbarla.
[CONTINUA]

2 commenti:

Anonimo ha detto...

GRAZIE GIANNI , PER AVER PARLATO DI : CONDIZIONE DELLA LUCE SULLA VIA EMILIA.

Anonimo ha detto...

GRANDE! UN ALESSANDRO VIVO E FRA NOI.GRAZIE ANCORA PER ESSERCI E PER QUELLO CHE HAI DATO E SPERO TU VOGLIA ANCORA SCRIVERE.