giovedì 13 settembre 2007

G. Celati: I lettori di libri sono sempre più falsi (7 puntata)

[SEGUE]
Un giorno l'ingegnere è andato ad aspettarla davanti al palazzo dove lei lavorava, si è avvicinato, e senza preamboli ha detto: "Ho letto quel libro che lei stava leggendo, e non m'è dispiaciuto, devo dire. Incontriamoci per parlarne, anche perché vorrei da lei consigli per altre letture. Vorrei leggere molto."
Lei gli ha risposto che non aveva mai letto un libro intero in vita sua e non aveva niente da dirgli.
Lui tentava di trattenerla, sussurrando: "Andiamo signorina Virginia, getti la maschera con me una buona volta. Senta, io sono disposto a passare dalla vostra parte. Non mi interessa più che i miei clienti mi prendano per un loro simile, o che mi fiutino."
Con una corsa verso il viale vicino lei s'è sottratta ad altri discorsi, e per un pezzo non ha più avuto notizie dell'ingegnere. Finché all'inizio di luglio lo studente di letteratura non s'è rifatto vivo, cominciando a telefonarle molto spesso per raccontarle i fatti suoi.
Lo studente da qualche mese era tornato nella sua città d'origine, ad una settantina di chilometri da Milano. Aveva erditato un po' di soldi, e adesso scriveva e leggeva e non faceva altro, come aveva a lungo deisderato. Era anche entrato a far parte d'un gruppo ristretto di aspiranti scrittori, guidati da quel critico distinto e dall'aria giovanile, che una volta aveva sentito parlare insieme ad Aborgast, e adesso una sera alla settimana veniva a Milano per partecipare alle riunioni del gruppo.
Al telefono los studente raccontava alla donna tutti gli avvenimenti relativi al progresso della sua carriera tra gli aspiranti scrittori. Le parlava delle loro discussioni, d'una rivista che stavano per fondare, di articoli che lui intendeva scrivere per dimostrare qualcosa, per stroncare qualcuno, o per demolire qualche mistificazione corrente.
La donna al telefono lo ascoltava in silenzio. Adesso lei aveva preso l'abitudine di parlarsi da sola, quand'era in casa, e durante queste telefonate spesso le veniva da parlarsi da sola per distrarsi, appoggiando la mano sul ricevitore, e lasciando così parlare lo studente finché voleva.
Ma una sera lui ha accennato a qualcosa che ha attirato la sua attenzione come un campanello, benché fosse distratta. Gli ha chiesto di ripetere le frasi che aveva detto, e lo studente ha ripetuto: durante l'ultima riunione settimanale del gruppo di aspiranti scrittori, ad un tratto lui s'era voltato e chi aveva visto nell'ombra in fondo alla sala? L'ingegnere baffuto, sì, proprio lui, che ascoltava il loro dibattito su un romanzo di successo.
Cosa ci facesse l'ingegnere baffuto a quelle riunioni, non si sa. Ma per varie settimane è riapparso, seduto nell'ombra in fondo alla sala, ad ascoltare le loro discussioni sui libri di successo. Così raccontava al telefono lo studente di letteratura, il quale trovava quella presenza alquanto imbarazzante, oltre che misteriosa.
In agosto la città si spopolava, il quartiere era più vuoto che mai, a parte i cani vaganti o sdraiati sui marciapiedi. Era il periodo delle ferie, e una sera lo studente ha proposto alla giovane donna di venire al mare con lui. Le sarebbe piaciuto passare una settimana in riviera? Benissimo, sarebbe passato a prenderla l'indomani alle dieci, con una macchina. Aveva tante cose da dirle!
L'indomani, molto prima dell'ora convenuta, la giovane donna è andata alla stazione e ha preso un treno per Codogno, dove poi è rimasta per tutto il periodo delle sue ferie.
A Codogno era sola, la famiglia di sua sorella era al mare. Ogni sera lei ascoltava le parole d'un libro, e le sembrava che con le finestre aperte il loro effetto su di lei cambiasse.
Riusciva a cedere a quelle trepidazioni, non faceva più resistenza alle sensazioni di pericolo. Smetteva di masticare chewing-gum, poi sentiva le voci che le parlavano in silenzio, che intorno c'era la notte immensa, che il suo corpo era fermo come la poltrona su cui sedeva, in un punto qualsiasi del mondo. L'abbandono veniva a lei come una promessa, e lei crollava addormentata.

All'inizio di ottobre è finalmente apparso il primo numero della rivista di aspiranti scrittori, diretta da quel critico con l'aria giovanile. Lo studente di letteratura vi ha pubblicato un articolo, ed il suo articolo ha subito ottenuto una certa notorietà per il metodo spicciativo con cui stroncava molti libri, alcuni film e altre cose. E' stato anche citato su un quotidiano nazionale, come un buon esempio di prosa sarcastica ma sgangherata (si faceva notare il numero eccessivo di anacoluti).
Una domenica lo studente s'è presentato alla porta della giovane donna, mostrandole la rivista con il suo articolo e il giornale che parlava di lui, e la donna ha dovuto ascoltarlo per circa sei ore.
Per prima cosa le ha raccontato cos'era accaduto durante l'ultima riunione del suo gruppo, mentre era in corso una discussione su un recente romanzo di successo. L'ingegnere baffuto era come al solito seduto nell'ombra in fondo alla sala, e ad un certo punto s'era alzato e aveva urlato a voce rotta: "Basta! Basta! Non se ne può più!" Poi traballando e con aria stravolta s'era avviato verso l'uscita. Nessuno aveva capito cosa volesse dire con quel grido, sembrava un pazzo.
Dopo questo racconto lo studente s'era messo a parlare dei progressi nelle sua carriera letteraria. Aveva capito che in quel ramo bisognava mettersi in luce, e partecipare a molti convegni, e lui aveva già partecipato a otto convegni con critici e scrittori famosi. S'era anche messo in luce con quell'articolo sulla rivista, e ne aveva già scritto un altro che avrebbe attirato l'attenzione ancora più del primo, per le buonissime stroncature che conteneva.
Ha spiegato che anche quello era un buon metodo per farsi strada, e infatti c'era un critico chiamato Aborgast che era diventato famoso per i suoi articoli pieni di stroncature. Del suo nuovo articolo lui era molto soddisfatto perché qui, nel giro di poche pagine, era riuscito a stroncare cinque romanzi famosi, tre film di successo, oltre a Goethe, un cantante rock, due astronauti americani.
Da un'ora la giovane donna aveva smesso di ascoltarlo, e aveva cominciato a parlarsi da sola per distrarsi. Durante la cena lo studente ha disquisito sullo strano comportamento dell'ingegnere, che era forse impazzito e certamente molto antipatico e maleducato. Ma lei lo ascoltava più perché era intenta a parlarsi da sola.
Ad un tratto lo studente ha chiesto: "Ma cosa fai, parli da sola?"
E lei ha continuato ad alta voce la riflessione che stava facendo sulle parole dei libri: "E' come quando da bambini certe parole vogliono dire per noi chissà cosa. Oppure certe strade, una casa, anche un'ombra vogliono dire per noi chissà cosa. Non può essere che tutte queste cose ci danno trepidazione proprio perché non sono niente?"
Lo studente ha chiesto, un po' seccato: "Come, non sono niente?Cosa ti salta in testa?"
La giovane donna ha spiegato: "Sono impressioni che scompaiono momento per momento,e dopo non si sa più cosa siano."
Alzandosi in piedi lo studente le ha risposto: "Si può sapere dove vuoi andare a parare con questi discorsi? Cosa dimostra tutto quello che hai detto? Perché non ti decidi a leggere qualcosa di serio, una buona volta?"
Ha raccattato la sua cartella e il suo articolo, sempre molto seccato, ed è corso via a prendere un treno.
[CONTINUA]

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