lunedì 15 ottobre 2007

G. Celati: I lettori di libri sono sempre più falsi (10 e ultima puntata)

[SEGUE]
Un paio d'anni dopo, l'ex studente di letteratura e l'ex giovane donna senza professione si sono sposati. Come romanziere lui non aveva avuto alcun successo, nessun editore aveva accettato di pubblicare il suo stranissimo romanzo. Da allora aveva deciso di cambiare vita, di diventare finalmente un'altra persona. ha tentato molte strade, ha vagato per molte città, ha attraversato un paio di deserti, incontrando un certo numero di draghi o mostri. Alla fine è tornato al suo apese e s'è messo a sedere su una sedia, prendendo seriamente in considerazione la possibilità di impiccarsi. Ma l'ha trattenuto il pensiero che altri poi dovessero trovarlo morto, cioè in una condizione piuttosto deprimente e pochissimo accettata negli ambienti che contano.
Un giorno è tornato a farsi vivo con la sua ex compagna d'alloggio, giurando d'essere cambiato, d'essere diventato davvero un'altra persona, e dicendo che desiderava sposarla. Lei lo ha ascoltato per tutto un giorno, s'è accorta che non era cambiato affatto, ed ha accettato di sposarlo.
Così si conclude la scombinata giovinezza del nostro ex studente di letteratura. Adesso lui è diventato un critico letterario come il personaggio del suo romanzo: scrive recensioni per un settimanale ad alta tiratura.
Quanto aveva appreso in quei primi mesi di frequenza all'università, cioè il metodo per potersi vantare d'aver capito benissimo i libri che ha letto, è diventato la sua strada nella vita.
Dice che nel suo mestiere questa è più o meno la regola: uno scrive per vantarsi d'aver capito qualcosa, finché qualcuno non lo prende sul serio e gli offre un posto di lavoro. Allo scopo d'esser preso sul serio, per un certo periodo lui s'era dato a stroncare un'infinità di cose che semplicemente non lo attiravano. Non sapeva neanche lui cosa stava facendo, ma qualcuno l'ha preso sul serio ed ora lui ha un posto di lavoro.
Dice che ogni tanto gli vengono dei grandi dubbi, e non sa più se è lui o un altro che parla e scrive. E' come se fosse un altro di cui lui sa tutto, che vive con lui e ogni settimana deve scrivere quancosa fingendo di sapere di cosa sta parlando. Spesso si sente molto solo assieme a quell'altro.
A volte viene invitato a partecipare a convegni di critici e scrittori, con molta gente che parla per giorni e giorni. Ma lui non ci va perché teme gli insorga l'orrore delle frasi, e di entrare in un ciclo di ripetizioni senza scampo come il personaggio del suo romanzo. Per fortuna l'orrore delle frasi non gli è ancora venuto, altrimenti non potrebbe scrivere le sue recensioni settimanali.
Oltre a scrivere recensioni ogni tanto deve fare delle interviste, e oggi ha intervistato un vecchio scrittore che scrive libri oscuri e di poco successo. Ora sta rileggendo l'intervista, e alcune frasi del vecchio scrittore lo rendono perplesso, gli danno una sensazione di pericolo.
Ci pensa: cosa diranno di quelle frasi i lettori che vogliono la chiarezza d'idee? E cosa diranno gli altri critici che hanno le idee così chiare?
Si, però, in fondo, cos'è chiaro e cosa oscuro nelle parole? Tutte sembrano così trasparenti, ma cosa tentano vanamente di dire?
Siccome l'altro che parla e scrive per noi vuol essere sempre al sicuro, per farlo star tranquillo bisogna sempre fingere d'aver capito benissimo ciò che le parole tentano vanamente di dire. La vergogna è il fuoco che divora queste finte, ma allora come smania e scalpita l'altro per salvarsi nei suoi convincimenti!
Se soltanto potesse stroncare, annullare, far sparire dal foglio quelle parole del vecchio scrittore, sarebbe già un bel sollievo per l'altro. Eppure quelle parole sono là, anche loro comparse nel vasto mondo come lombrichi nella terra. Vergognandosi molto e sentendosi definitivamente perduto, l'ex studente le scrive qui in fondo a mo' di conclusione:

"Tutto ciò che si scrive è già polvere nel momento stesso in cui viene scritto, ed è giusto che vada a disperdersi con le altre polveri e ceneri del mondo. Scrivere è un modo di consumare il tempo, rendendogli l'omaggio che gli è dovuto: lui dà e toglie, e quello che dà è solo quello che toglie, così la sua somma è sempre lo zero, l'insostanziale.
"Noi chiediamo di poter celebrare questo insostanziale, e il vuoto, l'ombra, l'erba secca, le pietre dei muri che crollano e la polvere che respiriamo."


FINE

2 commenti:

pb ha detto...

"Le irregolari" è molto bello e commovente; il miglior libri di Carlotto, imho. (ho visto ora che lo stai leggendo)

mastrangelina ha detto...

si hai proprio proprio ragione... sta piacendo molto anche a me. Mi ha catturato fin dalla prima pagina col protagonista davanti al palazzo della Moneda e la canzone di Ricky Gianco a tutta... Io prima avevo letto Il fuggiasco e questo me lo ha consigliato un visitatore della mia libreria su Anobii..

oggi però mi devo levare Sutton di davanti... per cui faccio un forcing e lo finisco :D