giovedì 5 febbraio 2009

L'istruttoria, di P. Weiss


Uscii dal Lager
ma il Lager esiste sempre


Qualche tempo fa lessi un libro molto duro ma importante dal titolo Le reaparecide. Sequestrate, torturate, sopravvissute al terrorismo di Stato in Argentina. Un libro pubblicato da Stampa alternativa che raccoglieva i ricordi comuni di un gruppo di donne argentine scampate alle torture fisiche e psicologiche della ESMA. Tra tutte quelle pagine, tra tutti quei ricordi, tra tutte quelle testimonianze mi colpì moltissimo una frase: vivi una vita normale finché qualcosa, a volte forte come un fulmine, a volte sottile come la nebbia, ti colpisce o ti avvolge: e il campo torna. Mi colpì perché dava nettissima l'idea di come non ci si può liberare da certe esperienze vissute, di come ti rimangono scolpite nella mente, incise sulla pelle o attaccate sotto le unghie. La stessa identica sensazione che adesso ho ritrovato leggendo L'istruttoria di Peter Weiss: uscii dal Lager, ma il Lager esiste sempre. Stessa sensazione, stesso dolore, stesso senso di soffocamento. Ma in questo caso c'è persino di più. Questo di Weiss infatti è uno dei testi più duri ed emotivamente forti che mi sia mai capitato di leggere e anche se ormai l'ho finito da un po' non riesco a togliermi dalla testa la crudezza di certe immagini, la cattiveria di alcune parole, la freddezza inumana di alcuni racconti. Io che di solito leggo molto non riuscivo ad andare oltre le poche pagine e poi mi fermavo. Troppo il coinvolgimento emotivo, troppa la voglia in alcuni momenti di smettere, troppo lo schifo. E allora mi sono domandata e ridomandata che cosa rendeva questa lettura così diversa dalle molte altre fatte sull'argomento e credo di aver trovato una risposta nelle pagine di introduzione scritte da Giorgio Zampa all'edizione Einaudi 1966: "Il giudice, il difensore, il procuratore, diciotto accusati e nove testimoni anonimi, ognuno dei quali impersona più di un testimone reale, sono i personaggi di questo «oratorio in undici canti»; nel quale non è passata una parola che non sia stata pronunciata nell'aula del tribunale". E' l'assoluta verità di queste pagine, la mancanza totale di filtri, l'assenza di una qualsiasi finzione letteraria, la «materia inaudita» che pagina dopo pagina viene fuori, a rendere queste pagine drammaticamente uniche. A renderle significativamente insostenibili. L'autore infatti tra il 20 dicembre 1963 e il 20 agosto 1965 assistette alle udienze del processo che si svolse a Francoforte sul Meno contro un gruppo di SS e di funzionari del Lager di Auschwitz ed è dai sui appunti, dalle parole annotate fedelmente, dalle risate degli accusati e dalle difficoltà dei testimoni che nacque il testo per teatro de L'Istruttoria. Un testo che, attraverso la riproduzione fedele di frasi brevi, di racconti spogliati di ogni orpello, riesce a colpire centrando in pieno e con forza il lettore. Un testo che adesso mi piacerebbe poter vedere sulle scene a cui è destinato anche se so già l'effetto dirompente che avrebbe su di me.

L'istruttoria : oratorio in undici canti / Peter Weiss. - Torino : G. Einaudi, 1966. - 251 p. - (Collezione di teatro ; 106)

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