mercoledì 16 luglio 2008

Luchino, ovvero, Pane e coraggio*

E sì che l'Italia sembrava un sogno
steso per lungo ad asciugare
sembrava una donna fin troppo bella
che stesse lì per farsi amare
sembrava a tutti fin troppo bello
che stesse lì a farsi toccare


"Sono a Roma. Ascolto la gente che parla in albanese. Rallento il passo per sentire, non posso farne a meno. Ed ecco: mi ritrovo a spiare. Sono curiosa di quello che dicono i miei connazionali fuori dall'Albania. Come vedono Roma o quello che è straniero. M'interessa proprio. E' uno spiare «buono», mi rassicuro, per ragioni non poi così volgari.
Siamo vicini a un'università della quale ignoro il nome. Loro sono una coppia di una quarantina d'anni. Faccio finta di continuare a leggere gli orari delle lezioni. Non mi stacco. La donna si sente persa, vuole rientrare a Valona, è gente del Sud. Vuole rientrare al più presto. Questo pomeriggio!, perché no?
L'uomo non è convinto. Cerca di farla ragionare sulla vita misera in Albania, cosa che di sicuro lei ha scordato in questo breve soggiorno romano.
- Ti rendi conto che ti son bastate due settimane per scordare tutto? Sei stata tu a voler partire! Eravamo d'accordo, no? Volevi partire più di me!
La paura causata dalle strade ignote, le macchine che le scivolano di fianco quasi sfiorandola le fanno venire la voglia matta di tornare a casa. Non ne vuole più sapere di questa cosa chiamata Italia. Vuole andare via, trovare la sua terra. Al diavolo tutto quanto. Ieri notte, dalle suore dove hanno dormito, non ha chiuso occhio; la croce scura sopra il letto le inculcava timore, l'odore della mirra nei corridoi la paralizzava. La sacralità le metteva paura. Le lenzuola non l'avevano scaldata, erano rimaste umide per tutta la notte. I fioralisi bianchi le ricordavano la morte. Ecco, ora capiva: ovunque sentiva e vedeva la morte.
Di fianco al portone dell'università si trova l'immancabile bidello. Lo vedo ogni mattina mentre passo. Ha un grande cane grigio, un mastino napoletano. Lo fa giocare ogni giorno, insomma, lo fa correre un po'. La mia connazionale guarda il cane, ha ragione di guardarlo, in Albania di cani così non ne abbiamo mai visti. Noi coltivavamo l'umano, non gli animali di razza diversa.
Anch'io la prima volta che l'ho visto l'ho osservato a lungo. Il discorso della coppia si è interrotto. Il cane attira la loro attenzione. Il signore del cane, il bidello, va verso l'animale chiamandolo con la voce alterata da troppo affetto:
- Luchino, Luchino, dài, vieni a mangiare! Dài! Muoviti! Vieni dal paparino!
Luchino corre, sotto il velluto grigio brillante erompono i muscoli agili dell'animale. Il paparino apre una grande scatola cilindrica. Io e i miei connazionali siamo fermi e guardiamo la scena. La scatola si apre a strappo. E' una scatola molto colorata. Criiiiiic! si produce un rumore di metallo tagliente. Aperta! Grossi bocconi di carne con sugo precipitano fuori sensualmente. Luchino li ingoia muovendo la coda e con la bava alla bocca. Il padrone scuote il cilindro svuotandolo del tutto. Noi guardiamo ancora. C'è del magico in tutto questo.
Il marito ritorna verso la moglie:
- Vedi anche tu quello che vedo io? I pezzettoni di carne che mangia questa bestia? La-bestia-che-mangia-della-carne? Ma tu vedi o no quello che vedo io?
La donna rimane silenziosa. Guarda la-bestia-che-mangia-della-carne.
- E tu vuoi tornare in Albania, - riprende l'uomo con voce da cospiratore. - Qui, Luchino mangia polpette.
Luchino si affretta a lasciare il piatto pulito e brillante sotto il sole per correre verso la palla verde da tennis.
- Io non torno, - decide l'uomo senza staccare gli occhi dal cane.
- Vedo, vedo... - sospira la moglie. - Si, non torniamoci più in Albania. Non ci torniamo più, ecco. Si! si, in effetti...
Fu così che Luchino cambiò il destino di una coppia d'oltremare"
.
(O. Vorspi, La mano che non mordi, Torino 2007, pp. 55-57)

E noi cambiavamo molto in fretta
il nostro sogno in illusione
incoraggiati dalla bellezza
vista per televisione
disorientati dalla miseria
e da un po' di televisione.

(I. Fossati, Pane e coraggio)

se invece ve la volete godere davvero e fino in fondo questa straordinaria canzone (e io ve lo consiglio di cuore) la potete trovare qui:
http://it.youtube.com/watch?v=rhU-maMHuVk


* in questo modo mantengo la promessa fatta qualche tempo fa di riportare il brano sul cane Luchino tratto dallo straordinario libro di Ornela Vorpsi La mano che non mordi .

3 commenti:

Paoletto ha detto...

Delizioso questo intervento e poi Fossati non tradisce mai e le sue canzoni sono sempre perfette. Così come l'abbinamento del brano su Luchino alla canzone.

mastrangelina ha detto...

Ciao! grazie tante, il brano della Vorpsi mi aveva colpito molto e unirlo a Fossati mi è venuto così, ma la maggior parte delle cose mi vengono così :)

(..che poi su Fossati incontrassi il tuo gusto ne ero praticamente sicura)

Paoletto ha detto...

Con Fossati vai sul sicuro (anche quando pensi di aver scritto un post inutile...:)
In ogni caso le tue scelte musicali sono sempre azzeccate.