venerdì 5 marzo 2010

l'attesa dei colori

Ci sono posti magici, luoghi che incantano. Conosco una ragazza che due anni fa che era quasi Natale è partita. Un viaggio breve, in macchina. Prima una riviera azzurra piena di sole nonostante il periodo e poi l'arrivo in un luogo allegro, pieno di banchetti, di luci colorate, di alberi addobbati, di canzoni, di dolci e di gente. Quattro giorni passati in un lento movimento concentrico, in un avvicinarsi. Una montagna di lato e lo sguardo che le si posava lì, incessantemente. A voler trovare quei colori che sulla tavola sembravano innaturali ma che lì diventavano reali. Gli azzurri, i rosa, i gialli, i verdi. Tutti lì presenti. Bastava guardarli, bastava solo aspettarli. Ognuno con il suo turno. I colori argentei del mattino, i fumosi del mezzogiorno, i vivi del dopopranzo, gli accesi del pomeriggio, gli sfumati della sera e alla fine i cupi della notte. Bastava aspettare, guardare e riconoscere. Come in un gioco di pazienza.
Quattro giorni lì, a girare in basso, fino all'ultimo giorno: la vigilia di Natale. Il giorno in cui alla fine ha preso la salita. Fino a una casa alta. Stretta e alta. Una casa fino ad allora vista solo in bianco e nero e che a un tratto invece diventava a colori. Gli scuri rossi delle finestre, il giardino con le sedie di ferro, il tavolino, un pergolato nel verde, il boschetto, la fontana. E la montagna sempre di là, fissa. A occupare lo sguardo, a occupare i pensieri. A spiegare il perché di quella che per tanto tempo è sembrata un'ossessione.
Poi una porta stretta e una rampa di scale. In cima una stanza grande, altissima, piena di luce e di cose: alcune sedie, un tavolo, due cappotti, un paniere, un crocifisso, tre teschi, piatti, tazze, scodelle, una marea di cocci sbeccati, cavalletti, un pannello cinese, tele finite o solo abbozzate, litografie, disegni, fotografie, lettere e un amorino. Nell'angolo una fessura nel muro, alta quanto la parete, chiusa con una porticina assurda, stretta e lunga. Stretta e lunga lunga. La ragazza però sorride capisce che era fatta apposta per far passare le tele grandi, quelle che dalle scale non sarebbero passate. In un lampo vede bagnanti che escono di lì, tuffandosi quasi nel verde. In un lampo è come se nella stanza ci fosse qualcuno.
C'è un'aria strana, una luce strana, un'atmosfera strana. L'atmosfera di quando arrivi proprio al centro di una delle tue passioni e non puoi far altro che perderti. Non puoi far altro che sentire una stretta da qualche parte tra lo stomaco, il cuore e gli occhi.
A quel punto la ragazza non ha potuto far altro che ridiscendere le scale e uscire. L'incontro che voleva fare l'ha fatto, le attese che voleva capire le ha capite, i colori che voleva trovare li ha trovati. Anche gli azzurri, quegli azzurri che non riusciva spiegarsi. Ma prima di uscire non ha resistito e non ha potuto fare a meno di rubare una fotografia.

2 commenti:

simple ha detto...

una foto bellissima

m ha detto...

Davvero un luogo stupendo, d'altri tempi.