martedì 9 marzo 2010

monologando (ma tutte insieme)

"Vagina". Ecco, l'ho detto. "Vagina". L'ho ripetuto. Sono tre anni che pronuncio questa parola. L'ho detta in teatri, università, salotti, caffé, cene mondane, programmi radiofonici in tutto il paese. La direi in televisione se qualcuno me lo permettesse. La pronuncio 128 volte ogni sera quando rappresento il mio spettacolo, I monologhi della vagina, che si basa su interviste a un gruppo eterogeneo di più di duecento donne. L'argomento è la vagina. La pronuncio nel sonno. La dico perché non è previsto che la dica. La dico perché è una parola invisibile - una parola che suscita ansia, imbarazzo, disprezzo e disgusto.
La dico perché credo che ciò che non si dice non venga visto, riconosciuto e ricordato. Ciò che non diciamo diventa un segreto, e i segreti spesso creano vergogna, paura e miti. La dico perché un giorno o l'altro vorrei sentirmi a mio agio pronunciandola, e non vergognarmo o sentirmi in colpa.
(Eve Ensler, Introduzione, p. 25)

Questo per dirvi che in questa settimana che è iniziata con la festa della donna insieme ad alcune amiche - ma mi dicono dalla regia anche due amici più o meno a sorpresa - ci siamo prese il piacere, o tolte lo sfizio, di leggere per Collettivovoci alcuni brani tratti da I monologhi della vagina di Eve Ensler. Un libro di cui si possono dire tante cose, che butta tanti semi, che apre tanti scenari di discussione e che sicuramente lascia un segno.
Ecco di sotto dove potete ascoltare ognuna di noi:

Poi via via aggiungo tutte le altre. Però volevo dire una cosa. A me questa cosa fatta tutte insieme è piaciuta molto.

*I monologhi della vagina / Eve Ensler ; prefazione di Gloria Steinem ; traduzione di Margherita Bignardi. - Milano : Il saggiatore, [2008]. - 218 p. ; 19 cm. - (Tascabili ; 19). - ISBN: 9788856500233

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