mercoledì 1 dicembre 2010

lucidare lo stronzo

"Carl era seduto in macchina e guardava fuori dal finestrino. Là davanti c'era il suo edificio con il mendicante che conosceva così bene seduto a gambe incrociate vicino alle porte girevoli, apparentemente già stanco a quell'ora di mattina, dato che a stento aveva la forza di scuotere il suo bicchiere Dunkin Donuts ogni volta che entrava qualcuno. Guardandosi intorno, Carl riconobbe i colleghi che convergevano sull'edificio, ma nessuno con cui avesse voglia di parlare.
Direttamente alla sua destra stava accadendo qualcosa di curioso. Due uomini con l'uniforme marrone innaffiavano il vicolo, un piccolo vicolo cieco che fungeva da area di scarico tra il nostro edificio e quello accanto. Carl li guardò lavorare. Dalle loro pompe usciva acqua bianca. Muovevano il getto sull'asfalto. La pressione sembrava molto forte, perché gli uomini stringevano saldamente con entrambe le mani le sottili pistole nere, di quelle che si usano negli autolavaggi. Alzarono le pistole e spruzzarono il cassonetto, nonché i muri di laterizio. Pulivano con cura spostando i rifiuti con il getto. A tutti gli effetti, stavano pulendo un vicolo. Un vicolo! Lo pulivano! Carl era ipnotizzato. Era il genere di cose che sei mesi prima lo avrebbe irritato, vedere quegli uomini, americani di prima generazione senza molta scelta, passare la mattina nei recessi bui di un'area di scarico a spruzzare d'acqua l'asfalto e il cassonetto. Buon Dio, il lavoro era così insignificante? Era così insignificante la vita? Gli ricordò la volta con cui uno slogan era stato annacquato da un cliente al punto di far sparire ciò che conteneva di interessante. Carl doveva ancora scrivere il testo. L'art director doveva ancora mettere al posto giusto l'ombreggiatura e il logo. Quel procedimento era noto come lucidare lo stronzo. Quei due poveri sempliciotti che innaffiavano il vicolo stavano facendo esattamente la stessa cosa. In tutta l'America, infatti, oggi la gente si dava un gran da fare nello sforzo continuato di lucidare gli stronzi. Certo, lo faceva per sopravvivere, ma nell'immediato era per il bene di un manager sadico o di un cliente merdoso la cui scarsa immaginazione e le cui idee stupide candeggiavano il mondo per cancellarne senso e speranza. E nel frattempo, quel tipo laggiù con la barba assurda e le gambe stese riusciva a fatica ad alzare le mani incrostate di sporcizia per facilitare i lanci di un quarto di dollaro". (pp. 246-247)

* E poi siamo arrivati alla fine / Joshua Ferris ; traduzione di Katia Bagnoli. - Vicenza : Neri Pozza, c2006. - 398 p. - (Bloom ; 1). - ISBN: 8854501417

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