"Non ci lasciamo. Non riusciamo a lasciarci. Ci è impossibile separarci. Siamo gli amanti nuovi. Siamo sfiniti e felici. Non so per quanto tempo restiamo nella mia stanza le cui persiane lasciano filtrare la luce calda di una bella giornata. Non so dire per quanto tempo riestiamo distesi l'uno accanto all'altro fra le lenzuola che s'impregnano del nostro odore, del nostro calore. So che potrebbe durare sino alla fine della guerra, che potrebbe durare fino a sera. E' una follia, un impeto, qualcosa che sommerge. E' una rivelazione, una predestinazione, qualcosa che s'impone. E' una gioia, una dolcezza, qualcosa che mette voglia di piangere. Ascolto l'armonia delle tue frasi. Non dico niente. Ho gli occhi spalancati. La mia fronte è imperlata di sudore. La mia attenzione è tutta concentrata su di te. Non c'è posto per nient'altro assolutamente. Non dico nulla. Non voglio pronunciare parole che non sarebbero all'altezza di questo evento. Tu sei il primo uomo"
(P. Besson, Un amico di Marcel Proust, Parma 2005, p. 39)
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