venerdì 21 settembre 2012

del giusto e dell'ingiusto

A una certa età impari a conoscerti, se poi decidi che è il momento di conoscerti meglio per smussare alcuni angoli che ti creano sofferenza e inizi un percorso guidato, allora inizi a conoscerti davvero e ti diventa impossibile tornare indietro. Perché quando inizi a vedere alcune cose di te poi non riesci più a nascondertele, proprio ti diventa impossibile, le puoi solo affrontare e smussare, combattere e assecondare, ridimensionare o fare emergere. Cammini tanto, parli tanto, ma sono i momenti decisivi a farti fare quel clic dentro da cui non si torna indietro. In questi anni col dottore che ci parlo ho avuto alcuni di questi momenti così, momenti decisivi da cui non sono più potuta tornare indietro. Anche se quel che avevo dietro era decisamente più semplice di quello che a un tratto mi sono trovata davanti. Perché sia chiaro, mica sono tutte belle le cose che scopri, anzi spesso sono delle pugnalate vere e proprie. Mica ti piaci poi così tanto dopo, proprio no. Ci sono delle volte che esci e ti chiedi se la gente se ne accorge che persona orribile sei. Poi la verità è che spesso sei orribile con te stessa e accettabile e carina all'esterno. E' riuscito a rivoltarmi contro quasi tutte le cose per cui mi sentivo in ragione e a farmi sentire in ragione in quasi tutto quello per cui mi sentivo in torto. Poi un giorno memorabile della mia vita mi ha insegnato che devo proprio eliminare dal mio vocabolario il giusto e l'ingiusto. E io ero una che la ripetevo in continuazione questa cosa del giusto e dell'ingiusto. Sono concetti che non vogliono dire nulla mi ha detto quel giorno lì. Giusto rispetto a cosa? mi ha chiesto. Ingiusto rispetto a cosa? ai tuoi valori? i tuoi valori sono tuoi mica sono assoluti. Rispetto all'etica cristiana? se non credi non valgono più. Rispetto alla morale pubblica? e chi la stabilisce la morale pubblica? mi ha smontato. Mi ha guardato e mi ha detto di togliermeli dalla testa il giusto e l'ingiusto. Di sforzarmi di non dire proprio più queste due parole. Perché così facendo scarico solo le mie responsabilità su altri, mi sollevo da quello che devo fare io e trovo sempre una giustificazione altrove. Cara mia non va così, mi ha detto. Salvo due o tre cose del vivere civile non esistono cose veramente giuste o ingiuste, esistono cose che si vogliono per noi e cose che non si vogliono. Cara mia lo decidi tu, mi ha detto. Ti devi dire questa cosa la voglio, oppure, questa cosa non la voglio. Ci ho pensato tanto a questa cosa, specialmente nell'ultimo periodo. Ho pensato tanto a questo decidere in prima persona se quello che mi viene da fuori io lo voglio oppure no. Mi sono chiesta a lungo se mi sentivo forte di prendere e dire a me stessa e a qualcun altro, "No guarda io questa cosa qui proprio non la voglio, tienitela per te". Ho pensato tanto e alla fine mi sono accorta che gira che ti rigira sono sempre io a fare il bello e il cattivo tempo delle mie giornate. E che tutte le volte che ho fatto il cattivo tempo era perché intimamente io quella cosa che accettavo in verità non la volevo. Sono alcuni mesi che giusto e ingiusto non lo dico più. All'inizio ogni tanto mi scappava ora invece non più. E sono giorni questi in cui, per la prima volta, ho deciso che alcune cose non le voglio. Ho provato al lavoro a dire quello che non ero più in grado di accettare, l'ho detto civilmente ma ferma, e le cose che volevo le ho ottenute. Non è caduta la biblioteca e nessuno mi ha tolto il saluto perché per una volta mi sono imposta. L'ho deciso nella mia vita privata e sono giorni in cui giro parecchio a vuoto, ma giro su strade mie, non su strade di altri. Il mondo mi sembra che non sia cascato neanche in questo caso. Probabilmente neanche se ne è accorto.

Sono giorni che ho finalmente capito che io la confusione non la voglio, che voglio dare importanza alle cose che per me sono importanti. Mi ha fatto clic qualcosa l'altro giorno, all'improvviso. Mi ha fatto bene. Forse è stato lo scoprire che se ti si vuol ferire tutti i mezzi sono validi, anche il renderti invisibile. L'ho scoperto e ho deciso che io una cosa così non la voglio, perché se decido di accettarla allora posso appellarmi a tutti i santi della giustizia e dell'ingiustizia, il fatto finale è che mi sta bene perché sono io che sono stata al gioco.

Sono stata molto fuori e mi sono goduta la mia città in questi ultimi giorni. Ma proprio me la sono goduta nelle immagini, nei suoni e nel tempo. Ho anche scritto una cosa, mi sono anche commossa nel farlo. Se mi prendo di coraggio la pubblico, altrimenti questa dichiarazione d'amore rimane tra me e lei. Ogni tanto in effetti tenere le cose private farebbe anche bene.

[con un grazie alla mia amica Fata per la lettura, è stata preziosa]

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Non sei invisibile per me, ti ho davanti agli occhi.
Stefi

fatacarabina ha detto...

Ti vedo benissimo e quel che vedo mi piace, smack