"Questa mattina, appena in piedi, mi sono guardata allo specchio. Ero un'altra: ho visto un'espressione che non conoscevo, uno sguardo che mi nascondeva qualcosa. Non ero io, o almeno non quella che riconosco volentieri; ero invece la rappresentazione di quello che vorrei evitare" (M. Vitti)
sabato 2 febbraio 2008
Spingendo la notte più in là, di Mario Calabresi
Spingendo la notte più in là : storia della mia famiglia e di altre vittime del terrorismo / Mario Calabresi. - Milano : A. Mondadori, 2007. - 131 p. - (Strade blu. Nonfiction). - ISBN: 9788804568429
"Nelle librerie più grandi c'è sempre uno scaffale dedicato agli Anni di piombo, in alcune è anche ampio. Sono quasi tutti volumi scritti da terroristi, con mille sfumature, ma raccontano la storia vista da una parte. Ci sono poi i libri che ricostruiscono le vicende del terrorismo ma quasi nulla che racconti le vittime, le persone che sono morte, il loro lavoro. Quattro anni fa si è fatto spazio un libriccino sottile e delicato di memorie, scritto da Agnese Moro. Mi è sembrato che stridesse su quegli scaffali, tanto era diverso. Nell'ultimo anno si sono aggiunti un libro di Giovanni Fasanella, che raccoglie le testimonianze di familiari di persone uccise o di chi è stato ferito, e uno di Giovanni Minoli, che racconta alcune storie di quegli anni, tratte da una sua trasmissione televisiva. Ma è ancora davvero troppo poco. Manca completamente l'altra voce."
Ho letto questo libro per due motivi: il primo è perché di recente avevo letto Il sovversivo di Corrado Stajano e mi era venuta la curiosità di leggere qualcosa che raccontasse un po' gli stessi anni, l'altro è stato l'aver visto la puntata di Ballarò che Giovanni Floris gli ha dedicato su Rai3.
Non ho molto in realtà da dire in merito. E' un libro da cui forse (a torto) mi aspettavo di più, nel quale cercavo di trovare una ricostruzione più attenta di quanto avvenuto. E invece questo non c'è. Certo una ricostruzione dei fatti c'è, ma è, a mio avviso, del tutto strumentale alle sensazioni, alle emozioni vissute da chi scrive. E' un libro di parte. E lo dico con l'accezione più positiva che questa affermazione può avere. Perché è chiaro che non ci si può aspettare da chi ha vissuto dal di dentro gli avvenimenti, da chi ne ha sofferto, da chi li ha subiti uno sguardo asettico e imparziale. Erano sbagliate la mia aspettativa e la mia prospettiva iniziale. Semplicemente vengono ricostruite altre storie, altre sensazioni, vengono rimessi a fuoco altri volti. Per fare un esempio: non è Antonio Custra e la sua vicenda che si ricostruiscono, è la vicenda della figlia e della moglie dopo che escono alla luce. Non è tanto la storia di Luigi Calabresi che ci viene presentata, quanto quella di Mario, Luigi, Paolo e Gemma (e poi anche di Tonino e Uber). Facendo queste riflessioni la mia delusione iniziale un po' si è mitigata e mi ha portato anche ad affezionarmi a questa lettura. Quello che invece ha continuato (e continua) un po' a deludermi è stato il buonismo che ho trovato eccessivo e che talvolta mi ha anche un tantino irritato.
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