sabato 26 settembre 2009

duke

"Era stato Mendy Gurlik (adesso Garr) a portarmi con sé all'Adams Theatre a sentire Illinois Jacquet, Buddy Johnson e «la figlia di Newark» Sarah Vaughan; a procurarsi i biglietti e a portarmi con sé a sentire Mister B., Billy Eckstine, in concerto al Mosque; e a trovare, nel '49, i biglietti per il Miss Sepia America Beauty Contest al Laurel Garden. Era stato Mendy a portarmi, tre o quattro volte, a vedere Bill Cook dal vivo, il mellifluo disc jockey negro che lavorava di notte per la stazione del New Jersey WAAT. Ascoltavo abitualmente Musical Caravan, lo show di Bill Cook, il sabato sera nella mia stanza buia. Il tema introduttivo era Caravan di Ellington, ritmi afro-orientali molto esotici, molto sofisticati, una cadenza da danza del ventre sulla quale, da sola, valeva la pena di sintonizzarsi; Caravan, nell'interpretazione del Duke, mi faceva sentire piacevolmente nell'illecito anche quando me ne stavo rannicchiato tra le lenzuola fresche di bucato di mia madre. Prima l'introduzione del tamtam, quindi il grande trombone fumoso che si levava ondeggiando dalla casbah, e poi il flauto insinuante da incantatore di serpenti. Mendy la chiamava «musica da fartelo drizzare»". (P. Roth, Pastorale americana)



(ci sarebbe una storia che parla di casualità e che si lega a queste parole e a questi suoni, basterebbe sedersi davanti alla tastiera e trovare la voglia di raccontarla. Questa voglia purtroppo non c'è, o forse non ci sono le parole. Vi regalo l'accostamento)

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