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sabato 1 dicembre 2012

una frazione di secondo e un secolo

Tempo fa il dottore che ci parlo mi ha detto che io ci metto una frazione di secondo a sentire le cose e poi ci metto un secolo a prenderne atto. Ha ragione. E infatti sono giorni che ho una sensazione negativa e cerco di nascondermela. Il problema è che invece questa sensazione c'è ed è proprio viva viva dentro di me. Allora ho pensato che forse se lo scrivevo qui che questa sensazione negativa c'è e che so anche perfettamente che nome e cognome ha, allora magari dopo smetto di far finta che non esiste. Ora si tratta di decidere se ho voglia e soprattutto la forza e il coraggio adesso di affrontare anche questo o se decido che rinuncio in partenza. Anche se magari rinuncio a qualcosa di importante. Non lo so, intanto spengo.

martedì 25 settembre 2012

i pensieri al soffitto / 1

Giovedì mentre stavo andando via e ero sulla porta il dottore con cui ci parlo mi ha detto che sono una persona che sa voler bene. Giovedì quando torno gli domando a cosa mi serve questa cosa qui, perché in tutta onestà io ancora non l'ho capito.

lunedì 3 settembre 2012

quando tutte le scuse per giocare son buone

Quando ero piccola mia mamma mi aveva regalato una cassetta di musica per bambini, Il paese dei bambini con la testa, si intitolava. Tra canzoni che parlavano di animali da salvare e di uguaglianza e di cose difficili che possono accadere ce n'era una su un bambino che, in classe, si perdeva a guardare dalla finestra. Mi ricordo che, in pratica, invece di ascoltare la maestra, questo bambino guardava un merlo su un albero e sul quel merlo si costruiva tutto un pensiero, una fantasia, un sogno. E dove va il merlo e cosa mangia il merlo, ecco che vola via il merlo. Chissà che voli farà, chissà dove andrà, chissà chi incontrerà, chissà chissà chissà. Poi però le fantasie sono belle se si possono raccontare per cui il bambino cercava di far partecipare il compagno di banco al suo sogno a occhi aperti. E allora eccoli lì tutti due. Chissà che voli fa il merlo, pensano il bambino e il compagno di banco, secondo me va in America, no macché in America secondo me va in Africa.. e così via. Mi piaceva un sacco quella canzone allora e mi piace tanto ancora, perché pure io sono un po' così che vedo le cose e ci faccio le fantasie e me le sogno a occhi aperti. Sempre quando ero bambina, alle elementari, ci facevano fare il quaderno della nostra vita e all'inizio del quaderno ci dovevamo presentare. Lo riguardavo l'altro giorno quel quaderno lì. Ogni tanto lo riguardo e tutte le volte mi commuovo, se poi ho un periodo che non sono neanche tanto in forma quel quaderno mi stronca, si sappia. Ecco riguardandolo ho visto che proprio all'inizio avevo scritto "mi chiamo F. e ho sette anni. Non sono tanto bellina ma non sono neanche tanto brutta, vivo a Firenze e la mia mamma si chiama F. e il mio babbo si chiama P. Credo di essere abbastanza buona, ma la mia mamma mi brontola lo stesso. Mi piace leggere e mangiare e faccio tanti sogni". Ecco io a sette anni di me scrivevo che facevo tanti sogni. Mi piace tantissimo questa cosa qui. Tempo fa mi sono incantata nel leggere in un libro per ragazzi la storia di un bambino che si perde a sognare a occhi aperti operazioni tra numeri grandissimi e così facendo perde tempo e non risolve un banalissimo conto, tipo un due più due. La maestra lo rimprovera e lui si becca un insufficiente ma il suo pensiero vero, quello che la maestra non avrebbe neanche capito, era bellissimo.

Ora non lo so perché ho iniziato tutto questo sproloquio, so che prima tornavo in macchina e la radio mi ha trovato una canzone. Una canzone che non è neanche una canzone che di solito mi incanta troppo ma che stavolta ha fermato i miei pensieri. Sarà stata la me settenne che diceva che faccio tanti sogni, mentre io in questo periodo mi rimprovero di essere poco concreta, di non stare a guardare alle cose reali ma di sognarci un po' troppo su. Mi rimprovero che addolcisco troppo la realtà e non analizzo i problemi reali. Non lo so. Fatto sta che mi ha fatto pensare. Sulla via dei quarant'anni ne faccio ancora tanti di sogni. Per fortuna dico io. Un po' troppi dicono altri. La mia vita è un po' vera e un po' sognata e a me in fondo questa cosa piace, nonostante i rimproveri che mi faccio, perché se fosse proprio tutta vera non lo so se sarebbe bella allo stesso modo. Mi dico che ci sono sogni belli che finiscono belli, sogni brutti che finiscono brutti, sogni brutti che finiscono belli e sogni belli che finiscono che peggio non si può, ma che se non sogni mai o non ci provi neanche il finale non lo conosci e allora non ne vale mica tanto la pena. Mi dico anche che devo esserlo davvero più concreta, devo essere più decisa nel non volere alcune cose e nel cercarne altre, nel cercarle anche con decisione. Ma non credo che ho voglia di rinunciare a guardare le cose con occhi un po' irreali, anzi di questo sono proprio sicura. Perché altrimenti è come aver paura di addormentarsi. Alla fine ci si forza a stare svegli e il risultato è che si è solo stanchi e con le occhiaie intorno agli occhi. Io preferisco averci un po' di luce negli occhi. Fa bene a me, soprattutto, ma forse fa bene anche agli altri.

mercoledì 18 luglio 2012

fermate, per non dire capolinea

Ci sono dei giorni che hai proprio voglia di fermarti. Guardare gli altri che vanno avanti e rallentare il passo, rallentare il respiro, goderti un po' il sole in faccia e sorridere al pensiero che quando si gireranno non ti troveranno. Perché quando li hai salutati neanche ti hanno sentito tanto erano presi da se stessi.

giovedì 3 maggio 2012

una cornice

Dei miei disegni so tutte le storie. Le storie di quando sono stati fatti e le storie di come sono arrivati fino a me. Per ognuno ho un affetto diverso e un legame diverso. Poi ce n'è uno che stasera è tornato e che invece è un pezzettino di vita. Un pezzettino che fa male guardare ma che che adesso è bello avere di nuovo vicino. A un solo tiro di sguardo. Non il disegno più bello forse, sicuramente non il più apparentemente prezioso ma un pezzetto grande di quello che sono adesso e di quello che non potrò essere mai più. Grazie a Evelyn che stasera mi ha fatto la sorpresa ora gli trovo una cornice bella e vado avanti. Che pensare e ripensare fa male agli altri, ma le azioni sempre e comunque di impulso hanno fatto male a me per tanto tempo.

mercoledì 11 aprile 2012

di fogli bianchi, di abbracci e di cose varie che a volte ti frullano in testa

Ci sono situazioni in cui pensare ti viene più facile. Tipo quando sei in treno che guardi dal finestrino e le immagini ti scorrono e niente cattura troppo l'attenzione. Attimi in cui tutto ti attrae ma niente riesce davvero a fermarti. E io l'altro giorno ero in treno e vedevo scorrere tutta una pianura e un appennino e pensavo. E ho pensato che appena tornata a casa volevo una nuova pagina bianca su cui scrivere, nessuna immagine, nessun colore, nessun ricordo, nessun peso non mio addosso.
E ho pensato al sorriso che mi si è stampato addosso e non mi lascia e ai motivi di un sorriso così bello e persistente. E ho pensato a quello che ci eravamo detti venerdì col dottore che ci parlo, al fatto che per la prima volta non ho avuto paura di un distacco, che ho scelto per me senza far scegliere gli altri. Meglio tardi che mai mi sono detta. Per fortuna si cresce a ogni età. E poi ho pensato agli abbracci, a quegli abbracci che io non amo e che difficilmente mi faccio dare. E ho pensato che spesso quando le persone ti abbracciano ti si buttano addosso e tu senti tutto il peso dell'altro. E allora tu lo rifuggi quell'abbraccio lì e ti convinci che gli abbracci sono così, che non ti piacciono, che gli abbracci sono soltanto il sentire addosso tutto il peso dell'altro. Solo che un giorno arriva l'abbraccio bello, quello che ti senti in equilibrio e senti l'altra persona in equilibrio. Un po' precari tutti e due, un po' imperfetti tutti e due, un po' sconclusionati tutti e due, ma senza pesi da rimpallarsi. Un po' stretti tra un muro e una macchina ma in equilibrio. E allora ho pensato che è bello un abbraccio così. Che un abbraccio così sono capace anche io di farmelo dare. Che ci si può voler bene senza buttarsi addosso le cose, condividendole ma con sostegno. Senza robe infuocate da tirarsi addosso o da cercare di evitare. Mi è sembrato bello. Un po' come quando a un tratto ti si apre un pezzetto di panorama inaspettato e incantevole. Mi è sembrato di sentire quello che voglio e non quello che è giusto, o sbagliato. Mi sono accorta che le cose belle esistono, basta che le guardi. E allora ho pensato che questi ultimi anni pieni di esperienze forti alla fine mi hanno reso solo più me stessa. Si cresce davvero a ogni età. E forse si, hai ragione, dovevo passare da tutto per diventare la persona di adesso, quella capace di sentire quello che vuole. E io voglio rimanere come sono ora, col sorriso, tranquilla e in equilibrio e con il futuro da pensare e costruire o anche solo da provare a arrangiare che le cose perfette, le persone perfette e gli obiettivi scritti non esistono. Ci arrivi a capirlo e a un tratto respiri a pieni polmoni. Tipo quando sei sulla spiaggia e c'è vento.

Adesso il foglio bianco ce l'ho e un po' di equilibrio anche. Non a caso martedì a yoga l'albero mi è riuscito benissimo. Per anni invece ero caduta sempre.

domenica 1 aprile 2012

e invece no

Sono giorni belli questi, di quelli belli della bellezza della spensieratezza. Con le persone che mi chiedono cosa ho, perché secondo loro ho un sorriso troppo bello. Che impressiona di più un sorriso troppo bello di due occhi cerchiati di rosso. E io mica lo so che ho, anzi sto mentendo perché lo so perfettamente che ho. Ho che sto bene, sto bene con me, mi guardo allo specchio più volentieri, ascolto le parole,guardo le cose e mi piacciono le persone. Mi compro i vestiti e mi sta bene quasi tutto. Mangio sano e regolare e non sono mai stanca. E poi non mi drogo, no. Tranquilli. Che tutti mi stanno chiedendo anche che droga prendo. Me l'ha chiesto il domi, me l'ha chiesto il mio collega, me l'ha chiesto un utente della biblioteca, me l'ha chiesto stasera un mio amico e ieri me l'ha chiesto anche il dottore con cui ci parlo subito dopo che gli avevo detto una cosa particolarmente ispirata. E dire che io mi sento ispirata sempre e robe intelligenti ne sparo a raffica. Strano che me l'abbia chiesto in effetti. No non mi drogo, o forse si. Ma col piffero che ve lo dico cosa prendo, che poi ne volete tutti. E invece no.

mercoledì 22 febbraio 2012

un fenomeno

ovvero i pensieri della domenica pomeriggio mentre ti fai 60 chilometri in macchina da sola (60 all'andata e 60 al ritorno)

L'altro giorno ero in macchina e a un tratto mi è venuto da ridere. Mi è venuto da ridere perché alla radio una voce maschile che amo tanto mi cantava il bisogno di silenzio e io ero lì che cantavo con lui che c'è bisogno di più silenzio, proprio profondamente convinta di questa cosa. Solo che mi è venuto da ridere perché mi commuovevo sul bisogno di silenzio e nel frattempo avevo la macchina accesa, la radio alta e io cantavo come una pazza. Evviva il silenzio proprio. Allora ho iniziato a pensare che in verità in quel momento lì avevo più silenzio di quanto non avessi avuto in altri momenti a casa, al buio. Avevo silenzio perché il mio silenzio era dentro di me, perché ero in uno di quei classici e perfetti momenti in cui non sei invasa dal rumore delle emozioni, delle paure, dei casini. Ero lì che cantavo a squarciagola solo che ero perfettamente silenziosa. Una sensazione meravigliosa, un qualcosa di virtuoso che più lo percepivo e più mi faceva sorridere e più mi faceva sorridere e più mi faceva cantare e più mi faceva cantare e più mi faceva stare bene. Forse sarà stato perché andavo al corso di pasticceria e l'idea di stare un pomeriggio a impastare e intrugliare mi piaceva. Forse sarà stato che ultimamente mi sento sempre più spesso così, senza rumori di fondo, fatto che mentre andavo ho sentito che io un bel pezzo di silenzio me lo sono conquistato. Con le unghie e con i denti, ma lo vedo. Adesso si tratta di difenderlo. E mentre ero lì che, sempre cantando, facevo strategie strampalate per andare alla conquista della mia pancia e del mio mondo ho pensato anche una cosa che non c'entra nulla con quello che ho detto finora ma la dico (anche perché forse c'entra e tanto anche). Ho pensato che ultimamente ci sono state cose nuove qui, grandi piccolezze ma importanti, che ultimamente ho trovato parole nuove di persone nuove intorno a me. Ho trovato parole importanti. Ecco tutte queste cose insieme mi hanno fatto sentire che io sono quel che sono, poco o tanto non sta a me dirlo. Cioè io di mio direi poco, ma forse sbaglierei anche. Ho capito che le persone che ti vogliono bene sono quelle che ti danno la possibilità di mostrare le debolezze e ti mostrano le loro. E che anzi quando è mi successo che una persona mi si sia rivelata dandomi la possibilità di fare lo stesso allora il legame che si è creato è speciale, forte, proprio tutto il contrario della debolezza. Di quei legami che basta che ci pensi e ti fanno sbocciare un sorriso.
Ho sentito che io non ce la faccio a partire a correre sempre, spinta a forza sulla linea di partenza. Che non sono pronta alla gara per qualsiasi motivo perché ne soffro. Ne soffro di brutto anche. Sono di quelle persone che in condizioni così non partono neanche ma che lasciate libere di correre come vogliono ne fanno anche mille di giri dello stadio. Magari camminando e chiacchierando con quello accanto ma li fanno. Quando si arriva si arriva.
L'altro giorno il mio dottore che ci parlo mi ha detto che io la competizione non so neanche cos'è e che venerdì mi porta la fotocopia del vocabolario. Io allora l'ho guardato, ho fatto una di quelle gran risate che di solito anticipano la gran cazzata e gli ho risposto: sarà per questo che ho il culone?
Lui ha riso e mi ha detto che sono un fenomeno. Speriamo solo non da baraccone.

venerdì 4 novembre 2011

pensierino delle 17 e 17 mentre guidavo e uno alla radio mi cantava che nessuno è come me

Prima guidavo e ho pensato questo. Le persone sensate sono sensate, soppesano bene le cose, i pro, i contro, fanno programmi realizzabili e poi li realizzano. Le persone sensate sono sensate, sono brave, coi loro programmi e i loro calendari. Solo che io credo che ogni tanto ci vogliano le pazzie, i colpi di testa, perché sono quelli che fanno sorridere davvero e fanno percepire e far percepire agli altri i sentimenti più belli. Io prima pensavo e mi sono detta che le pazzie sono proprio necessarie perché altrimenti rimane il magone dentro. Ho pensato, me lo sono detto e ho sorriso.

venerdì 15 luglio 2011

chi trova un'amica trova un tesoro

Apro la posta e niente volevo dirvi a tutti che io ho delle belle amiche. Ma belle proprio. Senza aggiungere troppe parole che a volte le parole sono superflue sono proprio belle. Belle belle.

venerdì 20 maggio 2011

angolino

In un angolino del mio cervello io ho un ricordo preciso. Ogni tanto lui arriva e mi torna in mente. Succede se mi alzo particolarmente presto, se ascolto una canzone, se avverto sulla pelle una certa temperatura oppure per un'inclinazione particolare della luce. Arriva ed è bellissimo perché mi porta la calma perfetta di un momento speciale vissuto fuori e dentro di me da sola. Una cosa che posso raccontare ma che nessuno capirà mai, perché non riuscirà mai a sentirla. Non basterebbero a raccontarlo migliaia di parole, perché è l'essenza del segreto. Il segreto più segreto perché non ha proprio nulla da nascondere, ma non si può esprimere. Il segreto delle mie sensazioni.



Bodø, agosto 1994 ore 6 e 30 del mattino circa, un tè, un ostello, un juke-box e io.

mercoledì 11 maggio 2011

thank you

Oggi c'era il il sole, la strada verso il Chianti, la primavera calda e il vento dal finestrino. Alla radio c'era Thank you e in faccia un mezzo sorriso. Tutto il resto in quel momento lì contava proprio poco e all'improvviso mi sono accorta che ogni tanto potevo anche mandarlo simpaticamente a quel paese. Pure senza rimpianti. E allora sì che il sorriso è diventato bello, rotondo.

(ironicamente con dedica)

martedì 3 maggio 2011

in faccia

Ieri su Barabba è apparsa questa cosa che ho scritto io.
Mi è piaciuto scriverla. E' la storia di una cosa che ho sulla faccia da più di trent'anni. Un pezzetto di storia mia in effetti. Questo post è assolutamente inutile ma mi piaceva segnalarvela :)

lunedì 10 gennaio 2011

sostegno

Di notte ti ritrovi seduta a terra a pensare. Di nuovo la testa appoggiata al cuscino del divano e il soffitto da giù. Il lampadario. La luna di carta. L'angolo della libreria. La Egle. Ti ritrovi a osservare da fuori un corpo troppo piccolo per contenere tutte le emozioni, tutte le paure, tutte le cose che si sono accumulate negli ultimi mesi. Ti chiedi come faccia la pelle a resistere lì. Immobile. Neanche arrossata. Come possa fare a non far trasparire niente. Come se sotto non si agitasse nulla, mentre tu senti tutte le onde del mondo. Più che le onde, le tempeste.
Un attimo e ti ritrovi a condividere una paura, un momento. A condividere tante paure, tanti momenti. Ti ritrovi a raccontarti e a nasconderti. Un attimo. Un attimo e ti arriva una parola: sostegno. Io quel sostegno lì non lo chiederò. Lo so già. Non lo chiederò se non nella risata di una sera, nella canzone di una notte o in un abbandonarsi allo scherzo. Non lo chiederò perché di natura sono così, alla fine introversa nel mio essere me. Ma quella parola, quell'offerta, quel momento di condivisione distante sono stati un attimo prezioso. Adesso è il tempo della camminata di mattino presto. Il tempo delle rivoluzioni che non servono e delle decisioni che servono. Il tempo di una cosa alla volta, di un passo alla volta. Anzi di tutti i passi ma fatti uno alla volta. Altrimenti si cade. Adesso è il tempo di trovare i coraggi. Adesso è il momento di un respirone di aria frizzante. Il momento di provare a essere dura nello scegliere e tenace nell'andare avanti. Perché hai ragione perfettamente tu. Io lo so dentro di me cosa voglio e lo so anche benissimo.

Intanto venerdì torno dal dottore con cui ci parlo. Ci torno con l'eredità di quel mercoledì terribile, con tante cose pensate e sentite in questi giorni e in queste notti. Non so neanche cosa cercherò, meno ancora cosa troverò. So che arriverò lì e metterò in fila davanti a me stessa, a voce alta quello che fino ad adesso mi sono detta soltanto nella testa. Mi devo ricordare i fazzolettini.

martedì 4 gennaio 2011

sul filo

Io sono una che i propositi è inutile che li scrivo perché tanto non li seguo. Anche al lavoro programmo in maniera sprogrammata cambiando come serve le idee, i comportamenti e i meccanismi. A volte è utile, a volte meno.
Quindi adesso sarebbe assolutamente senza senso scrivere qui i miei propositi per quest'anno che è appena iniziato. So che il 2011 cambierà radicalmente le cose e so adesso che il 2011 dovrà insegnarmi l'equilibrio tra il più grande sogno e il più grande dolore che potevo avere e che il 2010 si è preso la briga di lasciarmi addosso. So che adesso non dovevo scrivere niente perché la luna dopo essere passata davanti al sole ha creato un vuoto nella mia pancia e nella mia testa. So che adesso stacco. Per oggi. Per qualche ora.
Sono rientrata al lavoro e sono tornata qui. Domani prendo l'asta e salgo sul filo. Passo dopo passo sperando di non cadere. Anche se è tutta una finzione questa perché so benissimo che ce la faccio.

Un abbraccio a tutti, più forte e più bello per quelli a cui voglio bene.

giovedì 9 dicembre 2010

a ritmo, nel ritmo e un po' puntando i piedi (@Zu)

Questo post lo dovete a Zu e se non vi piace andate a bussare da lui che l'altro giorno ha scritto la sua lista e ha fatto venire a me la voglia di scrivere la mia. Con l'idea di scriverla quasi di getto, senza pensarci troppo. L'ho fatto e non credo la rileggerò (se ci riesco). Perché sono sicura che nel momento esatto in cui dovessi fermarmi a pensarci mi accorgerei di avere sbagliato tutto, di aver dimenticato cose e di aver messo cose superflue. La verità è che senza pensarci e tirandoli fuori più dalla pancia che dalla testa sono usciti loro e un motivo ci sarà. E forse è un motivo anche più forte di tutti quei motivi pensati e ripensati che mi porterebbero a fare una lista dei miei ascolti probabilmente molto diversa da questa.

Giulio non ce l'ha fatta e da 15 è arrivato a 21, io ce l'ho fatta ancora meno e sono arrivata a 22. Ma tanto ci perdonate :)


1. Purple Rain - Prince
2. Shaved fish - John Lennon
2. Stripped - Rolling Stones
3. O primeiro Canto - Dulce Pontes
4. Il paese dei bambini con la testa - Beppe Chierici e Daisy Lumini
5. Lindbergh - Ivano Fossati
6. The rhythm of love - Bindu
7. Live in London - Leonard Cohen
8. Bringing it all back home - Bob Dylan
9. Amalia/Vinicius - Amalia Rodrigues e Vinicius De Moraes
10. Grace - Jeff Buckley
11. Catartica - Marlene Kuntz
12. Buena vista social club - Buena vista social club
13. La buona novella -Fabrizio De Andrè
14. For the Stars - Elvis Costello e Anne Sofie Von Otter
15. The vegetarians of love - Bob Geldof
16. Solitude standing - Suzanne Vega
17. Diamond life - Sade
18. Lou Reed - Lou Reed
19. Tango in the night - Fleetwood Mac
20. Anime salve - Fabrizio De André
21. Legend - Bob Marley
22. Gilberto Gil Unplugged - Gilberto Gil

domenica 5 dicembre 2010

carta

Oggi si è chiusa definitivamente una pagina. Una di quelle pagine che ci hai perso un po' di pancia, un po' di cuore e un po' di serenità a leggere. Una di quelle pagine che rimarranno a marcare un prima e dopo. Adesso sono più delle quattro e mezzo del mattino e io sono seduta sul parquet a fissare lo spigolo della libreria e a regalare a me stessa quello che in tutto questo periodo ho dovuto comprimere dentro, a regalarmi uno sfogo come si deve. Oggi si è chiusa una pagina ma io mi devo essere tagliata con la carta. E tagliarsi con la carta fa male.

Ora sono qui e penso a Laila, ai suoi occhi, alle sue parole e al suo abbraccio. E forse adesso un altro abbraccio come quello sarebbe l'unica cosa che voglio. Forse sarebbe l'unica persona che adesso vorrei abbracciare per sentire in quell'attimo la vera e perfetta comprensione delle cose. E invece non so neanche il suo numero di telefono.

Ora sono qui e ho voglia di ringraziare Raffaella, lo sa lei il perché.

venerdì 26 novembre 2010

certe notti

certe notti ti senti padrone di un posto che tanto di giorno non c'è..


Come ieri notte che ero in giro per Firenze e pioveva e pioveva e pioveva e non c'era quasi nessuno. Vagando per piazze e strade che di solito sono invase e che a un tratto invece sono lì tutte per te. Complice il novembre, complice la pioggia, complice l'ora. Senza ombrello e solo col cappuccio del piumino in testa in posti che di giorno davvero non esistono. Ci sono momenti che non ti da noia nulla, neanche la pioggia forte, tanto arrivi a casa e al massimo ti infili nella doccia.

lunedì 15 novembre 2010

asimmetrie

Guardando le nuvole da sopra. Che le nuvole da sopra sono diversissime dalle nuvole da sotto. Sotto le nuvole le persone sono nascoste dagli ombrelli mentre tu sei sopra uno spazio bianco con l'azzurro e il sole. Il sole che scende. Da sotto le hai viste le nuvole grigie. Le hai viste mentre le tagliavi. Ci sei passata proprio nel mezzo a quel grigio. Quel grigio che è proprio dello stesso colore di un viaggio nella direzione sbagliata. Lo stesso colore di un pensiero, di una giornata, di un momento.
Poi all'improvviso esci e ti ritrovi in mezzo a quel regalo di sole, con lo sguardo un po' fuori e un po' a quel mezzo profilo sul vetro. E non sai se a vincere sarà una lacrima o un'increspatura sulle labbra. In realtà è inutile che bari perché lo sai chi vince.
Eppure stamani il posto degli aerei era stranamente bellissimo. Luccicante. Pieno di vetri, di persone calme, di piccole cose. Alcune stelline di Natale anche se manca tanto al Natale. Un corridoio, un vetro, una luce. Da ascoltare il silenzio e pianissimo una versione lenta di Yesterday.
A volte la vita te lo dice in strani modi che è inutile che ti trattieni.

(da qualche parte h. 14.12)


mercoledì 3 novembre 2010

ritratti di famiglia



F. Corcos "ritratto delle signore Caterina Grassi e Bianca Bignami"
(grazie a domi su FF, per il divertimento soprattutto)